Baritech, operai delusi e amareggiati: «E adesso come mangiamo?»

Lo spettro della disoccupazione per i 113 lavoratori di Baritech sta diventando sempre più concreto dopo che le trattative per l’acquisto dello stabilimento da parte di Arborio non sono andate in porto nemmeno durante l’incontro di giovedì scorso con la task force regionale.

Il clima all’esterno della fabbrica comprensibilmente non è dei più sereni, come confermano anche diverse fonti interne tra gli stessi lavoratori dello stabilimento barese. C’è molta delusione e amarezza per il modo in cui si è evoluta la situazione negli ultimi mesi, tra proposte di acquisto e passi indietro da parte tanto di chi ha presentato le manifestazioni di interesse che dalla stessa Baritech. L’azienda ha già fatto sapere di non essere disposta, per mancanza di risorse economiche, a prorogare ulteriormente la cassa integrazione oltre il termine del 31 gennaio. Dal primo febbraio, dunque, potrebbero scattare i licenziamenti e la Naspi per i 113 lavoratori. «Vogliamo sapere dove andremo a mangiare a partire dal 1 febbraio», «Chi si assumerà adesso la responsabilità di garantire a 113 famiglie un reddito per sopravvivere, dopo che abbiamo quasi esaurito tutti i risparmi che abbiamo messo faticosamente da parte negli ultimi 40 anni di lavoro?», «Non è servito a niente mantenere il presidio davanti alla fabbrica. Ci avevano detto che la cassa integrazione sarebbe stata prorogata per un anno. Possibile che nessuno si sia accorto che non c’erano margini per le trattative?». Sono alcuni dei dubbi che gli operai hanno espresso più volte pubblicamente ai sindacati e alla politica al termine delle tante trattative. L’appello dei lavoratori è indirizzato adesso alle istituzioni, Regione e presidente Michele Emiliano in primis, affinché venga tentanto il tutto per tutto per salvare i posti di lavoro e le famiglie. Il sentimento di abbandono è forte, anche a causa dell’incertezza prolungata e dei cambi di prospettiva che si sono susseguiti: dalla prima proposta di Conserva, alla costituzione di una New-co per la reindustrializzazione, fino all’offerta vincolante che era stata presentata dalla stessa Arborio.

Nei prossimi giorni, entro la scadenza del 31 gennaio, si aprirà un ultimo spiraglio per cercare di recuperare la vendita dopo che verrà nominato un nuovo perito di parte ed effettuato un ulteriore sopralluogo per constatare lo stato dei 4 macchinari di meltblown, anche alla luce della contestazione mossa da Arborio sulla perizia effettuata lo scorso 9 gennaio. Perizia che aveva confermato, alla presenza del presidente della task force Leo Caroli e delle due aziende, come le macchine fossero funzionanti e connesse a tutti i sistemi operativi.

I tempi restano molto stretti e la possibilità che venga effettuata una reindustrializzazione dello stabilimento appare sempre più lontana. La speranza è che si possano incontrare quanto prima Baritech e Arborio per cercare di raggiungere una conclusione positiva per la vertenza. I sindacati nel frattempo hanno chiesto espressamente a Baritech la possibilità di prorogare la cassa integrazione almeno per un altro mese. Periodo che consentirebbe alla task force regionale di accogliere in extremis una nuova manifestazione di interesse per lo stabilimento.

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