I dati della Cgia che annunciano un aumento di oltre 2.500 disoccupati nel 2023 preoccupano Gigia Bucci, segretario generale della Cgil Bari: «Si tratta di numeri preoccupanti, che sono lo specchio soprattutto delle politiche nazionali. Bari è un territorio del Mezzogiorno e subisce politiche che in questo momento non stanno sviluppando e favorendo l’occupazione».
Che altro?
«In quei dati rientra anche l’alto tasso di disoccupazione giovanile e femminile. È un dato che, in prospettiva, è assolutamente preoccupante, soprattutto alla luce della proposta della manovra di governo che continua, ancora una volta, a penalizzare il Sud».
C’è il rischio che venga messa a repentaglio la coesione sociale?
«È già fortemente a repentaglio perché nel momento in cui non c’è lavoro o, quando c’è, produce salari bassissimi, aumenta la frammentazione sociale, oggi paragonabile a quella del secondo Dopoguerra».
Quanto potrebbe pesare l’abolizione del reddito di cittadinanza?
«Il RdC c’entra poco e niente perché è una misura di contrasto alla povertà. Non va letto in modo speculare come i dati sull’occupazione perché è uno strumento che è intervenuto laddove i redditi erano bassi e sicuramente non ha determinato né una perdita né un’aggiunta di posti di lavoro».
Quali sono i settori più colpiti?
«Sicuramente quello dell’industria. Basta vedere il numero di crisi aziendali presenti nel nostro territorio, che sono state confermate anche dal caro-vita e dagli elevati costi energetici. Poi ci sono anche quello del commercio e della grande distribuzione. È una crisi trasversale».
Quali possono essere i rimedi?
«Lo Stato deve avere un ruolo da protagonista anche nel governo della transizioni che sono in atto, da quella digitale a quella ambientale. Se i processi innovativi non vengono regolamentati, si finirà per portare alcuni territori a svilupparsi lasciando altri indietro. La soluzione sta nel ruolo centrale dello Stato come elemento regolatore, soprattutto riguardo le risorse del Pnrr».