Aziende baresi a caccia di under 30 ma una su tre ha difficoltà a trovarli

Dei 30.270 posti di lavoro a disposizione nel trimestre agosto-ottobre in terra di Bari, ben il 36,6% sono destinati a giovani under 30 mentre nel 29% dei casi sono le stesse imprese che non hanno fiducia di trovare il personale che cercano, al di là dell’età anagrafica.

È il quadro in chiaro scuro che emerge dal report di Anpal UnionCamere, su sistema informativo Excelsior, che racconta di un territorio che dà segnali di ripresa ma anche spesso non riesce a collegare domanda e offerta di lavoro. Torniamo ai numeri del report, nel 57,6% dei casi di posti di lavoro disponibili in aree commerciali e legate alla vendita, la ricerca verte su giovani. Allo stesso modo, nel 53,5% delle ricerche in area amministrativa mentre il dato più basso che riguarda i giovani è del 26,3% nell’ambito della produzione ed erogazione di prodotti. Mettendo insieme questi ultimi dati emerge, dunque, una ricerca orientata ai giovani laddove sia ancora necessario formarli mentre, in caso di qualifiche richieste, si preferisce puntare su personale con competenze più acquisite.

Ci sono, ovviamente, anche altri vantaggi, soprattutto di carattere fiscale, nel preferire gli under 30 e ne parla Sergio Ventricelli, presidente di Confimi Puglia: «Non solo sgravi fiscali che consentono di avviare un giovane in azienda ma anche, in molti casi anche se non è una certezza, si cerca una spinta di energia nuova. Tuttavia, è bene chiarire che non esistono imprenditori autolesionisti e che, a parità di condizioni, preferiscono sempre un dipendente capace e competente, senza guardare la carta d’identità». L’altro dato che spaventa del report è la generale sfiducia delle imprese di riuscire a trovare il dipendente ideale che cercano, con picchi del 40% per lavori di progettazione tecnica. Chiarisce Ventricelli: «Purtroppo, ormai è una realtà. Molte figure non si trovano e temo che la situazione non migliorerà. Dobbiamo tornare a parlare ai ragazzi, già nel corso di studi scolastici, per mostrare loro che esiste un mondo a disposizione». Il riferimento è alle professioni tecniche. «Si è creata una diffidenza nei confronti di certi lavori – conclude Ventricelli – ingiustificata e che, soprattutto, fa male al futuro di tanti ragazzi che, invece, così rimarranno al palo».

Di governo delle transizioni, ecologica e digitale, parla Gigia Bucci, segretaria Cgil Bari, che fa una proposta: «Dobbiamo rimettere al centro la formazione. Governare la digitalizzazione significa anche individuare le figure professionali realmente utili per affrontare questa sfida. Altrimenti si rimane a offerte di lavoro sempre più precarie e povere». La segretaria punta il dito sulle politiche governative degli ultimi anni: «Si è andati avanti verso una sempre maggiore precarizzazione del lavoro, con ricadute negative anche sulla formazione. Il corto circuito si è verificato tra proposte di lavoro sempre più al ribasso, che hanno ingenerato anche un disinteresse dei più giovani a formarsi sempre di più e sempre meglio».

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