Ancora incertezze sullo stabilimento Bosch di Bari: i sindacati chiedono un incontro al Ministero

Incontro oggi, presso la Regione Puglia, tra i rappresentanti di Bosch, il Sepac e le delegazioni nazionali e territoriali delle organizzazioni sindacali e della Rsu aziendale per la verifica dello stato di attuazione del protocollo d’intesa siglato il 22 luglio 2022.

Durante la riunione Bosch ha confermato le prospettive di drastica riduzione delle attività sui motori diesel, le quali determinano la necessità di ridefinire la vocazione industriale dello stabilimento di Bari.

Lo rende noto in un comunicato la Fim Cisl, la quale informa che l’impegno di ricercare nuove produzioni da portare in Puglia, per ridurre al massimo l’impatto degli esuberi che si andrebbero a determinare nel 2027, ad oggi ha generato la piena attività per circa 260 lavoratori, grazie all’arrivo dagli stabilimenti di Repubblica Ceca e Germania di produzioni legate al motore endotermico e di componenti per bici elettriche.

«Nell’apprezzare quanto fatto dall’azienda», dichiara il coordinatore nazionale Fim Cisl gruppo Bosch Stefano Boschin, «la Fim ritiene imprescindibile uno sforzo e un impegno ancora maggiore da parte di Bosch, la quale, in prospettiva, dovrà anche cogliere l’opportunità di industrializzare su Bari i frutti della ricerca che viene realizzata presso il Cvit. Da luglio dello scorso anno ad oggi, attraverso le uscite volontarie e incentivate previste dall’accordo siglato a luglio 2022, i dipendenti sono scesi da 1.678 a 1.609. Inoltre, si inizia a registrare anche qualche successo nelle politiche di outplacement. Nella gestione della crisi, tuttavia, la Fim ritiene debba essere privilegiata la ricerca di nuove attività, al fine di garantire quella massa occupazionale che rappresenta un valore aggiunto per la prospettiva industriale di lungo periodo dello stabilimento e per la funzione di volano dello sviluppo che Bosch può esercitare sul territorio pugliese».

La Fim, prosegue Boschini, «chiede la convocazione al Mimit di un tavolo di confronto con le parti, affinché gli investimenti pubblici previsti per le nuove tecnologie della transizione possano essere impiegati anche a sostegno del piano di riconversione dello stabilimento di Bari. Per il sindacato è inoltre urgente un confronto al tavolo del ministero del Lavoro per verificare con quali ammortizzatori sociali dare continuità di copertura ai lavoratori coinvolti dal piano di riconversione da qui al 2027».

«L’azienda ci ha comunicato che il piano condiviso nell’accordo di luglio 2022 sta andando avanti ma nonostante ciò non c’è ancora un investimento che possa far uscire lo stabilimento dalla crisi e possa sostituire la produzione legata alla tecnologia diesel in termini di occupazione», affermano in una nota Simone Marinelli, coordinatore nazionale del settore Automotive per Fiom-Cgil e Ciro D’Alessio, segretario generale Fiom-Cgil di Bari.

«Bosch – aggiungono – sta investendo ingenti risorse nell’elettrificazione nei suoi vari stabilimenti europei, è necessario quindi un maggiore impegno da parte della multinazionale che porti investimenti e prodotti in grado di rilanciare anche il sito di Bari». Per i due sindacalisti è «necessario individuare strumenti specifici e ammortizzatori sociali che possano accompagnare la transizione del sito e più in generale quella del settore. Per questo occorre tornare rapidamente al tavolo nazionale al Mimit, previsto nell’accordo sottoscritto in sede ministeriale a luglio dello scorso anno».

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