Slitta l’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia che era stata convocata per ieri. Un atteggiamento che i sindacati interpretano come un nuovo segnale di ostilità da parte di Archelor Mittal verso la siderurgia italiana.
Fonti vicine ai franco-indiani, però, parlano di una decisione concordata tra i soci. L’assemblea quindi si terrà venerdì e, in quella occasione, inizierà un serrato confronto sul futuro della fabbrica.
Dal governo, intanto, arrivano segnali chiari, in particolare da Fausta Bergamotto, sottosegretaria alle Imprese e made in Italy, che, rispondendo a una interrogazione, ha affermato che non saranno date «dare nuove risorse senza un “cambio di passo” da parte di Acciaierie d’Italia e senza che, a breve, Acciaierie d’Italia riprenda tutte le attività sospese e gli ordini alle imprese dell’indotto».
La sottosegretaria, inoltre, ha assicurato che «anche a seguito delle interlocuzioni con il Ministero del Lavoro, che, anche per il 2023, permarrà la cassa integrazione straordinaria per il personale che non è stato assunto da ArcelorMittal prima e da Acciaierie d’Italia dopo, rimanendo in carico ad Ilva in amministrazione straordinaria».
I sindacati, intanto, puntano l’indice contro l’atteggiamento dei gestori della fabbrica. «È solo l’ultima sfida allo Stato – sottolinea Gianni Venturi, responsabile nazionale siderurgia per la Fiom Cgil -. Il Governo mette le risorse pubbliche, ArcelorMittal che ha in affitto gli impianti decide della gestione e delle prospettive del Gruppo, come dimostrano le divergenze sull’utilizzo del miliardo già stanziato per il rafforzamento patrimoniale della società. Non è pensabile arrivare così al 2024, serve – aggiunge Venturi – sciogliere da subito il nodo dei rapporti con ArcelorMittal attraverso una decisione che non può che essere quella di una nazionalizzazione del Gruppo, anche a termine, o comunque l’acquisizione da subito della maggioranza del Consiglio di amministrazione».
È dello stesso parere Rocco Palombella, segretario nazionale Uilm. «Se non si interviene subito – sottolinea – il passo successivo sarà inevitabilmente la completa fermata degli impianti ormai ridotti ai minimi livelli produttivi. Il Governo abbia il coraggio di riprendere il pieno possesso degli impianti, così come avvenne nel 2012, se vuole evitare una catastrofe ambientale, sociale, occupazionale ed economica». Palombella ricorda che «negli ultimi giorni è scattata l’offensiva a tutto campo da parte di Acciaierie d’Italia. Unico obiettivo: chiedere ancora risorse pubbliche italiane per la gestione ordinaria dell’azienda».