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Acciaierie d’Italia ammessa ad amministrazione straordinaria. Giancarlo Quaranta commissario

Acciaierie d'Italia è stata ammessa, con decorrenza immediata, alla procedura di amministrazione straordinaria. È quanto stabilisce un decreto del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che contestualmente ha nominato il commissario straordinario. Si tratta del dottor Giancarlo Quaranta, «professionista con lunga esperienza nel settore siderurgico», come si legge in una nota…

Acciaierie d’Italia è stata ammessa, con decorrenza immediata, alla procedura di amministrazione straordinaria.

È quanto stabilisce un decreto del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che contestualmente ha nominato il commissario straordinario. Si tratta del dottor Giancarlo Quaranta, «professionista con lunga esperienza nel settore siderurgico», come si legge in una nota del Mimit.

Quaranta è un dirigente di lunghissimo corso di Ilva in amministrazione straordinaria, che ha ricoperto numerosi ruoli, rispondendo così alla “fisionomia” tracciata ieri da Palazzo Chigi, che parlava di figure di chiara professionalità con competenza specifica nel settore siderurgico e una conoscenza diretta degli impianti.

Turco: «Amministrazione straordinaria non è una soluzione ma un errore che si ripete»

«Senza nulla togliere al neo-commissario Quaranta, torniamo a ribadire che è l’amministrazione straordinaria a essere una “non soluzione“». Lo dice il senatore Mario Turco, vicepresidente e coordinatore del Comitato Economia, Lavoro e Imprese del Movimento 5 stelle.

«Ci siamo già passati ai tempi di Renzi premier, ed è un errore che si ripete – evidenzia -. Il governo finora sull’asse Meloni-Fitto-Giorgetti-Urso non ne ha azzeccata una sull’ex Ilva e sul settore siderurgico in generale, e ora apparecchia un catastrofico disastro economico e sociale per Taranto. Il modo con cui Mittal ha sbattuto la porta uscendo da Acciaierie d’Italia è la riprova dell’assoluta assenza di affidabilità del colosso indiano – dice Turco -, aspetto di cui i ministri del governo Meloni si sono resi conto solo dopo 18 mesi».

Ora, prosegue, «siamo da capo, come nel gioco dell’oca: si farà una gara, si riproporranno i soliti problemi nel decarbonizzare una volta per tutte l’acciaieria, si porteranno avanti logiche industriali obsolete basate ancora sul carbone e senza considerare che l’impianto è ancora sotto sequestro per disastro ambientale e senza introdurre tutele ambientali e sanitarie, oltre che misure a favore della riconversione economica, sociale e culturale della città. Nel frattempo, per il futuro prossimo, andrà ad accentuarsi il limbo di incertezza di tutto l’indotto, visto che il decreto legge Ilva varato dal governo non risolve un bel niente. È sconfortante vedere come la storia degli ultimi vent’anni a Taranto non abbia insegnato nulla al governo», conclude Turco.

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