Alle paralimpiadi di Parigi c’è anche il tarantino Gianluca Iacus. Il 29enne è pronto a lanciare la sfida nel tiro a segno con carabina ad aria compressa da 10 metri (R5). «Il mio obiettivo è una medaglia. Partecipare alle paralimpiadi era il mio sogno fin da bambino», dice il vice campione mondiale della specialità, che proprio con la medaglia d’argento ai mondiali di Lima, a settembre 2023, ha staccato il pass per Parigi.
Da dove parte questo sogno?
«Da molto lontano. Ho iniziato a 18 anni al tiro a segno di Carosino (Ta), poi sono passato a Bari e ora mi alleno a Candela (Fg) col tecnico Pietro De Canio. E poi ci sono i raduni della nazionale, solitamente a Bologna con Elania Nardelli, coordinati dal commissario tecnico Giuseppe Ugherani. Dopo l’argento ai mondiali di settembre 2023 in Perù, a marzo 2024 in India a Nuova Dehli ho bissato l’argento in coppa del Mondo. Poi a giugno scorso agli Europei di Granada ho preso due argenti a squadra e un oro a squadra nel R5».
E ora riflettori puntati su Parigi, il primo settembre le qualificazioni in mattinata per accaparrarsi un posto nella finale del pomeriggio.
«Spero tanto di esserci a quella finale. Stiamo a vedere quello che succede».
Quanto conta il ruolo della famiglia per chi pratica sport paralimpici?
«Tanto. Con me a Parigi ci saranno mia mamma Concetta e mio padre Riccardo, che da sempre mi segue nelle gare, mi aiuta a portare tutta l’attrezzatura e nei campionati italiani mi fa anche da loader, il partner che ci aiuta a caricare l’arma. Io mi alleno ogni due giorni, mi metto in auto e vado fino a Candela. In Italia detengo il record individuale di finale nella specialità R9 (carabina da 50 metri), il conteggio più alto di punti. Ho vinto il campionato assoluto d’inverno nel 2022 e 2023».
Come funzionano le gare?
«Le gare di alto livello si giocano sui decimali dopo il 10, a seconda di quanto il colpo cancella il punto al centro, poco più di un puntino disegnato con la penna sul foglio. Il colpo perfetto vale 10,9. A queste paralimpiadi per la prima volta nella storia si è qualificata l’intera squadra. Siamo sei e tutti agguerriti. Tecnicamente si tira appoggiati ad un banchetto, che va strutturato in base all’atleta e alla sua posizione di tiro, rispettando il regolamento. Io, ad esempio, tiro di lato. Il tavolo è costruito per aiutarci. Accanto a me ci sarà Elania Nardelli, tecnico della nazionale e anche lei ex tiratrice e olimpica. Alle qualifiche avremo 60 tiri in 60 minuti».
Alle recenti Olimpiadi il tiratore turco Yusuf Dicek è diventato una star, attirando notevole attenzione su una specialità poco considerata. Lei che ne pensa?
«Che lui è un grande tiratore e trova la sua posizione funzionale per il suo fisico. Ha dato molta popolarità al tiro e questa pubblicità positiva fa bene. Del nostro sport si parla poco. Mi auguro che ci sia attenzione anche per il tiro a segno alle paralimpiadi. Il nostro è uno sport che insegna tanto ed è inclusivo. Dalla nascita sono affetto da distrofia muscolare a difetto non definito. Il tiro mi ha insegnato tanto e mi ha dato anche un lavoro. Dopo la laurea in informatica e comunicazione digitale, dallo scorso maggio sono assunto come atleta della Difesa, che ringrazio per l’opportunità e la fiducia che mi ha dato consentendomi di fare della mia passione un lavoro. La Difesa svolge un ruolo fondamentale di sostegno nella vita di un atleta».