Un mese e mezzo per cambiare il Lecce: il disegno di Gotti è ormai quasi completo

La corsa per la permanenza in serie A entra nel vivo. Mancano quattro giornate, ci sono a disposizione dodici punti per le sette squadre lottano per il loro obiettivo. Dieci punti esatti intercorrono dalla prima (Lecce) all’ultima (Sassuolo), escludendo la Salernitana ormai in B aritmeticamente, per evitare gli ultimi due posti che significano retrocessione.

«Non ci toglierà la concentrazione su quello che dobbiamo fare – ha dichiarato il presidente Sticchi Damiani, commentando i sette punti di vantaggio del Lecce sulla terzultima, intervenendo sulla questione stadio – manca davvero poco per realizzare qualcosa di eccezionale».

Un bottino notevole, frutto del buon lavoro del tecnico Gotti, arrivato un mese e mezzo fa. Il suo disegno è partito dalla testa. Il tecnico, come uno psicologo, ha dovuto prima intervenire sull’aspetto mentale. «Erano impauriti – ha dichiarato – dopo la gara contro il Verona». Una paura che avrebbe potuto condizionare tutto, mandando all’aria il buon lavoro fatto con D’Aversa nella prima fase del campionato.

E allora calma, sangue freddo e soprattutto tanta empatia per stimolarli, tranquillizzarli e cavare il meglio da loro. Poi, solo in un secondo momento ha potuto lavorare sull’aspetto tattico. Ciò che emerge tocca diversi punti. Innanzitutto, le tante soluzioni in attacco. Gotti ha confermato in blocco la difesa a quattro, tranne qualche avvicendamento tra Gendrey e Venuti (l’ex fiorentino col Milan è partito titolare), blindandola con due centrocampisti.

Dal centrocampo offensivo in su le cose cambiano. Sono tanti i giocatori che si sono avvicendati all’interno di un modulo che varia dal 4-2-3-1 al 4-4-2 a seconda delle situazioni di gioco. Dal versatile Oudin, capace di fare praticamente qualsiasi ruolo, alla scoperta Dorgu: il danese viene utilizzato ormai stabilmente come esterno offensivo sinistro, con alcuni spostamenti a destra durante il match; dalla sregolatezza di Almqvist, ai pochi ma decisivi minuti giocati da Pierotti; dal giovane Gonzalez, utilizzato ancora troppo poco per le sue qualità, a Piccoli reinventato nel ruolo di esterno sinistro. Tutto questo senza dimenticare Banda, che Gotti ha avuto a disposizione per pochi minuti.

Questo è un altro punto su cui bisogna riflettere. Il tecnico veneto ha dovuto fronteggiare l’assenza dello zambiano, uno dei pilastri dell’attacco leccese, ma non solo. Ha dovuto fare a meno di Ramadani per due gare, e non ha mai visto né Kaba, né Dermaku. «Bisogna fare di necessità virtù» ha affermato in conferenza stampa, e così ha fatto, cambiando anche un giocatore offensivo come Rafia in vice-Ramadani.

Il lavoro che salta agli occhi è sicuramente quello difensivo. Gotti è stato capace di prendere una delle difese più perforate d’Italia e renderla impermeabile. Contro il Milan sono arrivati tre gol, ma per il resto solo uno su rigore contro il Monza, e ben quattro gare in cui Falcone non ha subito reti. Un cambiamento epocale, che non riguarda solo l’aspetto della fortuna. Il Lecce ha davvero concesso poco. Falcone, che ci ha abituato a grandi interventi nel corso dell’anno, è dovuto intervenire degnamente solo contro Aouar nel match con la Roma. Ora quattro giornate, da qui al termine del campionato, restano a Gotti per completare il lavoro svolto.

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