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Tutto il calcio di Bruno Gentili: «Bari, prendi subito Gytkjaer dal Monza»

La Puglia come seconda casa. Dopo aver girato l’Italia e il mondo in lungo e in largo come radio e telecronista Rai, Bruno Gentili si gode la meritata pensione nella nostra regione, precisamente a Monopoli. Dove lo incontriamo e dove ormai da una quindicina di anni ha dimora nel centro storico. Ne abbiamo approfittato per…

La Puglia come seconda casa. Dopo aver girato l’Italia e il mondo in lungo e in largo come radio e telecronista Rai, Bruno Gentili si gode la meritata pensione nella nostra regione, precisamente a Monopoli. Dove lo incontriamo e dove ormai da una quindicina di anni ha dimora nel centro storico. Ne abbiamo approfittato per porre qualche domanda al noto e popolare giornalista.

Dottor Gentili, il Lecce dopo tre anni è tornato in serie A. Secondo lei con quante possibilità di ben figurare e restarci?

«In premessa dico che i giallorossi di mister Baroni hanno strameritato la promozione, seppure raggiunta all’ultima giornata. Per il prossimo campionato hanno puntato su molti giovani di prospettiva come Falcone, Frabotta, Baschirotto e su un gruppo di calciatori stranieri da scoprire. Faccio un nome per tutti, l’attaccante del Gambia Ceesay, chiamato a non fare rimpiangere un centravanti come Coda che a suon di gol è stato decisivo per il salto di categoria. Ma di Corvino c’è da fidarsi, conoscendo la sua abilità nel pescare calciatori giovani in Italia e all’estero e non di grande nome. Lui ha l’occhio lungo, i tifosi devono stare tranquilli e mi sembra che l’entusiasmo non manchi. Sono stati sottoscritti oltre 18mila abbonamenti, cifra davvero ragguardevole».

Certo l’avvio è in salita. Inter, Sassuolo e Napoli nelle prime quattro giornate.

«L’esordio con l’Inter è la partita più complicata. Ma il Lecce avrà dalla sua il calore e la spinta del pubblico che riempirà lo stadio di Via del Mare. In generale sono fiducioso sulla stagione dei salentini».

La scorsa annata calcistica è stata ricca di soddisfazioni per la Puglia, anche il Bari ha festeggiato il ritorno in serie B.

«Era ora dopo anni di purgatorio. Bari e Palermo hanno sete di rivincita».

Che campionato si aspetta?

«Dall’alto contenuto tecnico. Oltre a Bari e Palermo ci saranno squadre e club importanti come le retrocesse Genoa, Cagliari, Venezia, e poi Parma, Benevento, Frosinone, Perugia, Pisa, che ha sfiorato la A pochi mesi fa. La B negli ultimi anni è diventata una sorta di Master per giovani allenatori che in questo campionato si sono affermati arrivando nella massima categoria, come Dionisi, Italiano, Baroni, Stroppa. Il divario fra B e C si è ampliato. E a novembre la cadetteria avrà anche un mese di grande visibilità, visto che il torneo non si fermerà durante i Mondiali in Qatar».

E il Bari che ruolo potrà ritagliarsi?

«Ha dominato lo scorso campionato, sta costruendo una buona squadra. Se prendesse Gytkyaer dal Monza sarebbe un bel colpo, ma anche Simy non sarebbe affatto male. Potrà essere protagonista anche perché ha un pubblico da serie A. Intanto ha iniziato bene la stagione in Coppa e all’esordio in campionato avrà subito un bel banco di prova al Tardini di Parma».

Della questione multiproprietà che idea si è fatto?

«La decisione del Consiglio Federale è una buona notizia per i De Laurentiis che avranno più tempo per trovare acquirenti».

Scendiamo in C: nella passata stagione ha avuto modo di seguire da vicino il Monopoli che non era mai andato così lontano da quando ci sono i playoff.

«Ha disputato una stagione straordinaria anche se, nelle occasioni in cui l’ho visto dal vivo, non mi ha entusiasmato il gioco. Mi auguro possa ripetersi. Ha scelto un allenatore che conosce la piazza, Laterza ha fatto bene sia a Fasano che a Taranto. In attacco ha messo a segno il colpo Simeri e se arrivasse anche Vasquez sarebbe una coppia di tutto rispetto. Spero davvero faccia il salto di qualità, a livello societario e anche di strutture sportive».

Chiudiamo con la Nazionale: prima ha accennato ai Mondiali. L’Italia non ci sarà per la seconda volta di fila, una ferita ancora aperta.

«Non si rimargina soprattutto per me che ho seguito la Nazionale dal 1982 al 2017 per la Rai, fra radio e TV. Quando inizierà il Mondiale la ferita si aprirà ancora di più».

In cosa ha sbagliato il ct Mancini?

«A mio modesto avviso dopo il trionfo all’Europeo ha compiuto lo stesso errore di Bearzot e Lippi dopo che vinsero i Mondiali in Spagna nel 1982 e in Germania nel 2006: avere un debito di riconoscenza nei confronti dei calciatori. Doveva invece avere più coraggio e dare una rinfrescata al gruppo, come ha fatto in seguito».

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