Per il Tigri Bari quella appena conclusa è stata un’annata trionfale, archiviata con una storica promozione in serie B, fortemente voluta dalla società, in particolare dal presidente Gennaro Totaro, dal dirigente Carmine Volpetti, dall’head coach Dario Stellato, dalla responsabile del mini rugby Antonella Intini, e dai protagonisti sul campo e componenti dello staff. Abbiamo intervistato per l’Edicola, uno di questi protagonisti, il barese verace e portentosa III linea, Saverio Veronico, classe 1990.
È stato ribattezzato “venti animali” dai suoi primi tecnici per la grinta e forza. Ci racconti come è arrivato al rugby.
«Ho giocato a calcio fino a 18 anni e poi ho lasciato. Un certo Salvatore Adorno (ex rugbista del Bari ndr), mi ha parlato del rugby. L’anno dopo mi sono affacciato al campo di allenamento, all’inizio mi sentivo spaesato in mezzo a delle persone che pensavo fossero “esaltate”. Poi, dal secondo anno ho iniziato a prenderla sul serio perché nel frattempo, su quel campo, avevo stretto delle amicizie importanti. Ho avuto diversi allenatori ma il primo non si scorda mai: il prof. Maurizio Assenti ha saputo farmi esplodere nel momento giusto dopo tante panchine e tribune, poi, Claudio Bianchini e Vincenzo Scarano. Quest’ultimo ha creduto in me da subito consegnandomi la fascia da capitano, che ho tenuto per 5 stagioni, a 28 anni, guidando un gruppo che all’inizio non era compatto, come quello di oggi, ma è stata la giusta occasione per crearlo e ne sono fiero».
Come si è giunti all’impresa di quest’anno?
«Grandi meriti vanno agli attuali tecnici, Dario Stellato e il vice Vitangelo Spizzico che oltre ad essere ex compagni di squadra ora sono amici unici al di fuori del campo. Il rugby ha vincolato tante scelte di vita, perché per essere al top devi dedicarti molto e togliere tempo alla famiglia e al lavoro. La maglia che indosso la domenica è il frutto di tanti sacrifici e indossarla mi rende felice e libero ma anche orgoglioso perché rappresento in quel momento la mia città. Sicuramente il rugby è riuscito a cambiarmi, per me è una valvola di sfogo, quando entro su quel rettangolo i problemi finiscono, ritornando bambino e mi diverto. Dopo tanti anni di gioco e tante finali per salire di categoria e tanti pianti, la mia ambizione e promessa fatta a Claudio Bianchini (ex presidente morto per il Covid, ndr) era salire in serie B e ci siamo riusciti.
Il prossimo obiettivo?
«Ora Il mio sogno è quello di vedere questa società in alto e chissà la serie A. Io credo e voglio continuare a giocare vivendo questa nuova esperienza. Sarà un palcoscenico prestigioso e mi appello alla città e alla gente: Bari, è una grande città ed è la perla del sud non esiste solo il calcio, ci sono tanti ragazzi che lottano per i colori della città come noi. Giocare la finale con 2500 persone al ‘Della Vittoria’ e stato bellissimo e ci ha dato una carica unica. Quindi la domenica, se non gioca il Bari, venite allo stadio del rugby è gratis e lo spettacolo è assicurato!».