Niente trasferta a Terni anche per chi ne avrebbe la possibilità. Questione di «solidarietà», ma soprattutto di mentalità ultras. È l’orientamento prevalente dei principali gruppi di tifosi del Bari sparsi nel Centro e nel Nord dell’Italia, dopo la decisione del Prefetto della città umbra che ha sancito il divieto di vendita dei biglietti ai residenti in Puglia, in vista della gara di ritorno dello spareggio salvezza, giovedì 23 maggio, alle 20.30.
Un provvedimento adottato per questioni di sicurezza e ordine pubblico, ma che in fin dei conti si traduce nell’inibizione di un probabile esodo biancorosso verso Terni. E così, pur potendo raggiungere l’Umbria da aree geograficamente più vicine, in tanti resteranno davanti alla tv, con la testa e soprattutto il cuore al fianco del capitano Di Cesare e dei suoi compagni. È il caso dei supporter appartenenti a “La Bari Capitale”, storico gruppo che raccoglie i tifosi biancorossi residenti da anni a Roma, in tutto un’ottantina.
«Eravamo già in 50 pronti a partire, ma non lo faremo», l’annuncio di Massimo Vitti, componente del gruppo capitolino. «Siamo in trasferta solo dove c’è la Curva Nord. Non è questione di solidarietà. Facciamo parte di un gruppo, quindi o tutti o nessuno. La nostra “pezza” non ha senso senza la presenza di tutte le altre. La scelta è di gruppo, ma ovviamente chi vorrà partire potrà farlo», ha chiarito Vitti, condannando la decisione di vietare la trasferta in occasione di una gara così importante. «A questo punto potrebbero vietare tutte le trasferte. A Roma per la finale di Coppa Italia Juventus-Atalanta c’erano in città quattro diverse tifoserie, considerando anche quelle delle due squadre romane. Eppure non si è verificata nessuna problematica di ordine pubblico». L’affondo mette in evidenza la carenze sul piano strutturale e logistico, che molto spesso sono alla base dei provvedimenti di divieto, soprattuto per squadre accompagnate da tifoserie molto numerose, come nel caso del Bari. «Di fatto – ha concluso Vitti – con questo divieto si dichiara l’impossibilità di saper gestire 500 baresi a Terni. Ci perdono tutti, il libero cittadino e lo Stato. Tra un po’ ci vorrà la prova del dna per l’accesso negli stadi».
Sulla stessa lunghezza d’onda Alessandro Torre, 52enne, residente a Mantova, componente dei “Baresi al Nord” e ultras «nel sangue», seguace dei biancorossi, per questione di «orgoglio e appartenenza», da 40 anni: «Ci basiamo sulle direttive degli ultras. Il nostro gruppo non andrà a Terni anche in segno di rispetto e solidarietà verso la Curva Nord. Vietare le trasferte è una cavolata. Il problema è a monte e riguarda la gestione degli eventi da parte delle società ospitanti. In mattinata intanto si riunirà il GOS per definire il piano di sicurezza della partita. Al Liberati si va verso le 8-9mila presenze. Visto l’indirizzo dei principali gruppi di tifosi biancorossi allo stadio di Terni dunque si recheranno in pochissimi, ma solo sulla base di iniziative individuali.