Tabù “San Nicola” per il Bari: quattro rimonte subite e ancora nessuna vittoria

Quattro rimonte subite, tutte al San Nicola. Due confezionate, entrambe lontano dalla Puglia. Oscillano tra 6 e 8 i punti lasciati per strada dal Bari dopo le prime 10 giornate di serie B. Si tratta del ricco bottino che i biancorossi avrebbero potuto conquistare se avessero difeso più strenuamente la propria capacità realizzativa casalinga. Tre gli episodi avvenuti sotto la gestione Mignani; uno, invece, dopo l’avvicendamento in panchina, che ha portato all’avvento di Pasquale Marino.

Il San Nicola, terra di conquista. Ne sanno qualcosa il Cittadella, il Catanzaro, il Como e il Modena. Sono le quattro formazioni capaci di riprendere il Bari nel suo stadio. Il primo segnale della fragilità mentale dei biancorossi porta la data del 30 agosto, 3a giornata di campionato. Al sesto minuto Nasti raccoglie di testa il “cioccolatino” spedito in area da Sibilli. Battesimo del gol in biancorosso per l’ex attaccante del Cosenza. Gioia poi cancellata dal pareggio di Pavan, ad un minuto dallo scadere, bravo a girare sul primo palo, sempre di testa, un cross velenosissimo. Edjouma si impalla in marcatura, Brenno para, ma spedisce nella sua porta la sfera. 1-1 e addio vittoria per il Bari. Dopo il pari a reti bianche casalingo con la Ternana e l’1-1 esterno con il Pisa, si arriva al 24 settembre, turno numero 6 di serie B. Al San Nicola si presenta il Catanzaro dell’ex Vivarini. Nonostante un primo tempo a tratti imbarazzante giocato dai padroni di casa, Koutsoupias approfitta di una ribattuta corta del portiere calabrese per regalare il vantaggio alla squadra di Mignani. Gara in discesa? Macché. Bastano meno di 2 minuti ai giallorossi per rimettere tutto in equilibrio, approfittando di una dormita della difesa, con la complicità di Brenno, autore di un errore in uscita. È il quarto pareggio casalingo su 4 gare, al quale segue la prima sconfitta incassata a Parma. Si arriva quindi all’8a tappa del torneo. Di fronte c’è un Como in grande salute. Match in equilibrio fino al 51esimo, quando Kone viene spedito sotto la doccia per doppia ammonizione. Mignani, poco dopo, manda in campo Diaw, finalmente verso il pieno recupero. Bastano 5 minuti all’attaccante per trovare la sua prima rete con la maglia del Bari. Un gol di rapina, che sembra scacciare in un solo colpo i fantasmi della crisi e un lungo infortunio. Ma anche stavolta niente da fare. Trascorrono 120 secondi e Bellemo riporta i pugliesi nelle sabbie mobili. È ancora 1-1. Un punteggio copiato e incollato poi nella gara esterna con la Reggiana e ristampato anche nell’ultima partita casalinga con il Modena, 10a giornata. Stavolta è Manconi a neutralizzare l’effimero vantaggio biancorosso firmato da Sibilli, al suo secondo centro in campionato. È l’ottavo pareggio stagionale, il sesto al San Nicola, specchio di una squadra ancora incapace di vincere nel proprio stadio.

Marino lavora sulla testa. «Mente libera e voglia di divertirsi». È la ricetta prescritta dal tecnico siciliano per restituire finalmente al Bari componenti indispensabili per riuscire a recepire e poi eseguire il suo credo calcistico, fatto soprattutto di intensità e aggressività. Doti ancora sconosciute, apprezzate, in parte, solo in tre occasioni: nel pareggio per 0-0 con il Palermo, alla prima giornata, strappando un punto nonostante la doppia inferiorità numerica, e nelle due rimonte servite fuori casa con Pisa e Reggiana, nel segno rispettivamente di Chukwu e dell’immortale Di Cesare. C’è poi un fattore, a metà tra questioni di natura tattica e di atteggiamento, probabilmente figlio di un retaggio ereditato dal recente passato: quel baricentro ancora troppo schiacciato all’indietro, che inevitabilmente si traduce in costanti pericoli per la porta di Brenno.

Il confronto. La stessa caratteristica un anno fa si era spesso dimostrata vincente, grazie ad una efficacissima compattezza e solidità in fase difensiva e alle mortifere ripartenze perfezionate da Cheddira e Folorunsho. Ben 6 le vittorie ottenute per 1-0, 7 contando anche il successo di misura nella semifinale playoff di ritorno contro il Sudtirol. Un’altro capitolo di una storia ormai chiusa a chiave in un archivio impolverato.

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