«Un Bari che ha un bacino di un milione e duecentomila fan non può stare dove sta. Mentre in prima serie ti trovi città di 20mila abitanti che non fanno diecimila biglietti». Ad affermarlo è Aurelio De Laurentiis commentando la sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea sulla Superlega dalle colonne del Corriere dello Sport.
Per il presidente del Napoli, padre del numero uno del Bari Luigi, la sentenza della Corte Ue segna un «cambiamento epocale. La posizione dominante di Uefa e Fifa, che oggi l’Europa censura, è servita a elargire bonus in cambio di consenso – dice -. Chi ha governato fin qui da monopolista non ha compreso che il calcio è un’impresa e ha bisogno di fatturati crescenti. Se io investo centinaia di milioni per partecipare a un circo che distribuisce noccioline, non fa utili e mi costringe a giocare sempre di più per tenere in piedi un carrozzone improduttivo, il gioco non vale la candela».
La Superlega disegnata in un primo momento non lo convinceva: «Lo dissi ad Andrea Agnelli. Mancava un avvicendamento di merito connesso al valore delle singole squadre».
Molti club, però, hanno già detto no al progetto di A22, così come diverse società di Serie A. Secondo De Laurentiis la sentenza della Corte di giustizia europea «apre un precedente di diritto. La Superlega è stata una mossa sbagliata, che però ha sortito questo cambiamento. Adesso bisogna fare un ragionamento serio».
Da anni si parla di riforma dei campionati e De Laurentiis ha le idee chiare. «Farei subito una serie E, dove E sta per élite. Sole squadre di città con un numero rilevante di tifosi. Un Palermo che dà garanzie economiche non può fare la trafila dalla serie D. Un Bari che ha un bacino di un milione duecentomila fan non può stare dove sta. Mentre in prima serie ti trovi città di 20mila abitanti che non fanno diecimila biglietti. Allora io dico: alle sette-otto squadre che egemonizzano la classifica, aggiungiamone altre sette che possono avere le stesse ambizioni. E chiudiamo a 14 posti nella serie d’élite. Poi due gironi di Serie A da 20 squadre. E il resto è dilettantismo, che funga da vivaio».
Ma dalla serie Élite si sale e si scende? «No, come il basket in America. Che ha i palazzetti strapieni. Vai a vedere i Lakers e non riesci a trovare un biglietto. Poi chiediti quanto incassano. E qualcuno obietta che il senso agonistico verrebbe a mancare. Non è vero niente».