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Super Fefè De Giorgi: 3 mondiali in campo e 1 come allenatore

Ferdinando De Giorgi, in arte 'Fefè', nonché autentico Re Mida della pallavolo contemporanea maschile italiana. Chiamato a risollevare le sorti azzurre dopo il flop di Tokyo 2020, in un anno mette a segno una doppietta storica. Prima l'Europeo vinto nel 2021, ora il Mondiale, il quarto per l'Italia e con un comun denominatore ben preciso:…

Ferdinando De Giorgi, in arte ‘Fefè’, nonché autentico Re Mida della pallavolo contemporanea maschile italiana. Chiamato a risollevare le sorti azzurre dopo il flop di Tokyo 2020, in un anno mette a segno una doppietta storica.

Prima l’Europeo vinto nel 2021, ora il Mondiale, il quarto per l’Italia e con un comun denominatore ben preciso: Fefè. Già, perché quello di domenica sera a Katowice è il primo vinto da allenatore, esattamente 24 anni dopo l’ultimo successo azzurro, datato 1998 a Osaka dove invece De Giorgi c’era, ma come giocatore. Stesso discorso a Rio de Jainero nel ’90 e ad Atene nel ’94.

Lui che è cresciuto con la generazione dei fenomeni, ora i campioni li coltiva, buttando dentro i giovani e facendo scelte impopolari. Come quella contestata di far arrivare l’ex capitano Ivan Zaytsev al ritiro a Cavalese ad agosto per comunicargli l’esclusione a favore di due giocatori come Yuri Romanò e Giulio Pinali che, nella passata stagione, hanno faticato a trovare spazio nei loro club di Superlega. Fefè, però, ci ha sempre creduto.

«Questi azzurri sono giovani talentuosi, sono un segno di speranza per il nostro Paese perché generano valore» ha detto De Giorgi davanti al Presidente della Repubblica Mattarella. «Abbiamo raggiunto un risultato storico – ha poi aggiunto – Avevo vinto l’ultimo titolo 24 anni fa, da giocatore e rivincerlo oggi è stato come un lungo abbraccio con un gruppo di ragazzi che ha creduto nel progetto e si è speso fino in fondo». Quel “Noi Italia” coniato agli Europei dello scorso anno «lo hanno sentito forte in Polonia» e l’augurio, rivolgendosi al Capo dello Stato, appare quasi scontato: «Spero di poterla vedere ancora, perché andare in Quirinale è sempre un dolce venire».

Certo la visita a Mattarella sta diventando una piacevole abitudine per De Giorgi che a vincere il Mondiale da ct ha ancora più gusto che da giocatore, ha giurato mentre si dirigeva con il resto della spedizione azzurra anche dal Premier Draghi a Palazzo Chigi. Una cosa è certa: tutti riconoscono nel coach uno degli artefici, se non il protagonista assoluto di questa vittoria. L’endorsement nei suoi confronti è trasversale. Da Malagò che definisce la mossa di Manfredi di prendere De Giorgi «una fantastica intuizione» a Mattarella. «Ho visto ct di altre nazionali rimproverare o avere atteggiamenti imperiosi. La sua tranquillità, invece, ha contribuito alla vittoria finale» ha sottolineato il Presidente della Repubblica.

Adesso, però, a Fefè manca un ultimo step: Parigi 2024. Per il momento non ci pensa, o forse fa finta di non pensarci. «Intanto godiamoci questo Mondiale che è stato bello» ha detto ad alcuni tifosi fuori dal Quirinale, ma inevitabilmente la testa ora è lì. Perché il suo ciclo è cominciato dalle macerie di un’Olimpiade, quella giapponese, e nella prossima potrebbe trovare la perfetta chiusura di un cerchio che riportato l’Italvolley sul tetto d’Europa e poi del mondo.

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