Si attende che spunti una nuova alba sul Bari. Chi spera che con il sorgere del sole possa finalmente splendere anche il suo talento è Ismail Achik. Il 22enne marocchino di Casablanca, pur avendo rappresentato l’unico “vero” esborso di denaro compiuto dal club biancorosso sul mercato estivo, ha finora messo la firma solo su 47 minuti in campionato. Pochi giri della lancetta dei minuti qua e là, tra la prima e la decima giornata di Serie B: una mezz’ora a Pisa; un solo minuto contro il Catanzaro; poco più di un quarto d’ora nel match contro il Como ed infine altri 60 secondi nell’ultima gara casalinga pareggiata con il Modena. Schiacciato dalla rigida applicazione del 4-3-2-1 di Mignani, modulo poco avvezzo ad esaltare le qualità di ali offensive, per l’ex Audace Cerignola l’avvento in panchina di Marino, profeta del 4-3-3, potrebbe spianare la strada per una “chiamata alle armi”. «Sicuramente per un esterno come me ora c’è più possibilità di giocare, ma dipenderà sempre dalle scelte del mister», ha spiegato con la solita diplomazia da conferenza stampa Achik. «Nella mia carriera ho ricoperto diversi ruoli in attacco, esterno, seconda punta, trequartista. Quale preferisco? Mi trovo benissimo dove serve il mio contributo. Io cerco sempre di dare tutto quello che ho».
Il Bari nel destino. La storia indica nel 1 settembre l’attimo fuggente, stavolta da cogliere al volo. Nelle ultimissime ore del calciomercato, complici gli infortuni di Menez e Diaw, il ds del Bari Ciro Polito è a caccia di uomini per rinforzare il reparto offensivo. Così, in un incontro faccia a faccia con il suo omologo dell’A. Cerignola Elio Di Toro, sulle poltrone dello Sheraton San Siro di Milano, tra un sorriso ed un pacca sulla spalla, in pochi minuti definisce il passaggio a titolo definitivo nel club pugliese del ragazzo cresciuto calcisticamente sulle spiagge di Cutro e scoperto in Calabria nel 2017 da Giovanbattista Martino (allora ds del Rende, oggi a Palermo nell’area scouting). Operazione da 300mila euro. Un sì maturato con sette mesi di ritardo. «È vero, il Bari era già spuntato a gennaio, ma il direttore (Di Toro, ndr) poiché stavo facendo bene e mi considerava importante per la squadra, mi chiese di restare e di finire la stagione. In estate dovevo andare altrove, ma nell’ultimo giorno di mercato la trattativa si è riaperta. Sono stato contento perché ad una piazza come Bari era impossibile non dire di sì». Un lieto fine che sarebbe potuto sfumare a causa del forte inserimento della Ternana, poi neutralizzato proprio dal blitz di Polito nella capitale del calciomercato.
Prova di maturità, sulle orme di Cheddira. La maglia è la stessa del bomber italo marocchino oggi in forza al Frosinone. «Sapevo che il numero 11 di Walid fosse libero e così l’ho scelto», ha raccontato Achik auspicando di ricalcarne le gesta, pur ammettendo di essere diverso per caratteristiche. Come l’attaccante di Loreto l’obiettivo è la Nazionale del Marocco. Un target che passa prima dal Bari e dal campionato di serie B disputato su ottimi livelli. «Prima era un sogno, ma ora che sono arrivato in una piazza così importante diventa un obiettivo. Cheddira ci è già passato, bisogna cercare di farsi notare e cogliere l’occasione. Mi sento pronto per la serie B. È un campionato molto più importante della C, il ritmo è alto, l’intensità è diversa, ma voglio cercare di entrare subito nei meccanismi ed esprimere le mie qualità anche in questa categoria».
Il legame con Dorval. «Per me è un fratello. La nostra amicizia è nata due anni fa a Cerignola, abbiamo vinto il campionato di Serie D insieme. Quando è stato chiamato dal Bari sono stato felice per lui. Poi siamo rimasti in contatto. Tra di noi c’è un legame forte, ci diamo consigli a vicenda e cerchiamo di migliorarci insieme».
Largo ai giovani. Un proclama spesso disatteso nel calcio italiano, che Achik punta invece a sfruttare, caricandosi sulle spalle il momento no del Bari. «Se si danno da fare i grandi, noi giovani dobbiamo dare ancora di più. Sappiamo che è un periodo particolare, c’è bisogno di lavorare. Dobbiamo essere forti, restare uniti e compatti, piano piano ne usciremo fuori, non può andare sempre male. Dobbiamo cercare di migliorare e di tornare alla vittoria, è quello che ci serve».