Nessuno pretendeva che il Lecce trovasse punti decisivi contro il Milan tornando da ‘San Siro’ avendo mosso la classifica. Ma per come è arrivata la sconfitta contro i rossoneri c’è un po’ da pensare e da lavorare. Non è stato un brutto Lecce per 35 minuti, affatto. È stato ottimo quello visto in campo, che ha ricordato, un po’, quello della prima giornata contro l’Atalanta, con le dovute proporzioni. Poi è successo qualcosa. Secondo Gotti ci sono un fallo inesistente di Dorgu su Leao, da dove è partita la punizione dell’1-0, e uno ancora su Dorgu non fischiato che avrebbe fatto partire la seconda rete. Non sono alibi, però è chiaro che il Lecce non può permettersi di regalare falli o vederseli fischiati se non sono tali. È chiaro che la partita poi si metta in salita. Al di là della questione del fischio arbitrale, il Lecce per cinque minuti è sparito dal terreno di gioco, travolto da un Milan troppo forte, e anche, evidentemente, sulle ali dell’entusiasmo dopo la vittoria con il derby. Del resto i derby sono quelle gare che fanno svoltare una stagione. Il primo tempo poi è finito e la ripresa è partita in modo strano. I padroni di casa che provavano a spegnere la partita, gli ospiti che, dopo una decina di minuti di stallo, cercavano di trovare il gol per riaprirla. Anche qui il Lecce è andato tante volte alla conclusione, ha creato, ha provato, insomma non ha mollato. Un bicchiere mezzo pieno dunque, che fa il paio con quello mezzo vuoto dei cinque minuti di distrazione. La grande lezione è che in Serie A bastano cinque minuti di non gioco per perdere tutta la partita. Il Lecce ha giocatori giovani e Gotti lo sa, come sa anche che su questo deve lavorare. Insieme all’aspetto mentale. Ma quella è forse la caratteristica principale del tecnico veneto.
La tattica
Del resto la partita non era stata preparata male. Tete Morente preferito a Banda e Dorgu a Pelmard, per arginare Hernandez e Leao, fanno ciò che possono finché riescono. È chiaro che il passo è diverso e se Dorgu non sfigura, Tete Morente a volte va in affanno. Ma il nuovo modulo che restituisce un centrocampo a 3 con Ramadani, Pierret e Coulibay è un esperimento che merita di essere rivisto. Così come Rebic sulla sinistra, e anche se il croato non ha ancora i novanta minuti nelle gambe, è uno dei più attivi e veloci. Insomma arrivano tante indicazioni da una partita che non è un peccato perdere, ma per come si è sviluppata lascia ancora una volta l’amaro in bocca.
Il futuro
Il Lecce ora è chiamato a riprendersi e ad alzare la testa. Contro l’Udinese, sabato, arriva l’occasione buona. Gotti sa che può contare anche su questo nuovo modulo che gli consente di avere più uomini a centrocampo e due esterni più alti. Krstovic forse viene penalizzato un po’, dal momento che avrebbe bisogno di avere Rebic più vicino. Sono scelte che, siamo sicuri, farà anche in base all’avversario che avrà di fronte e allora, forse, è più probabile che sia stato solo un esperimento e che già sabato sera si tornerà al più collaudato 4-2-3-1. L’infermeria e la situazione acciaccati faranno il resto nelle scelte.