Dopo le polemiche seguite alla direzione di gara dell’arbitro brindisino Marco Di Bello durante la partita di venerdì scorso all’Olimpico di Roma tra Lazio e Milan, interviene la moglie Carla Faggiano.
In una lettera afferma che «non è facile scrivere rimanendo lucida ed educata, non è facile restare equilibrata e serena. Non è per niente facile, ma devo esserlo per non farmi travolgere e inghiottire da questa tempesta di odio. Non voglio parlare di arbitraggio, non mi interessa parlare di calcio e calciatori, non posso però parlare di sport perché sport non è più: nello sport non c’è spazio per odio e violenza. Invece sono due giorni, e chissà quanti altri ne seguiranno, che su un uomo si stanno riversando le più indicibili cattiverie e ostilità».
La direzione di gara di Di Bello è stata contestata da società e tifosi laziali, per le tre espulsioni ai danni della squadra di Sarri, con parole dure nei confronti dell’arbitro brindisino anche da parte del presidente della Lazio, Claudio Lotito. Ora la lettera della moglie di Di Bello.
«È un accanimento mediatico e sociale senza precedenti. Viviamo in un’epoca storica dove si condannano e si prendono le distanze da violenza e abusi, ma siamo però capaci – scrive la donna – di odiare, denigrare, offendere, maltrattare e oltraggiare il prossimo».
Faggiano vuole evidenziare che «non sono qui per difendere Marco, in quanto capace di poterlo fare da sé. Sono qui per mettermi accanto a lui, per poterlo alleggerire del carico emotivo subito. Sono qui per ricordare che dietro una divisa, fuori dal campo, lontano dalle telecamere, c’è un uomo. Ci sono sacrifici, impegno, dedizione, rinunce, sogni, successi e sconfitte. C’è – conclude la lettera – Marco Di Bello, ci sono la sua forza, la sua dignità e tanto altro ancora che niente e nessuno riuscirà mai a cancellare».