Paralimpiadi, il pugliese Mazzone è argento. La dedica: «Ai ragazzi, credeteci sempre»

Il pugliese Luca Mazzone conquista la medaglia d’argento nella crono individuale H2 di ciclismo su strada alle Paralimpiadi di Parigi.

L’atleta azzurro, portabandiera dell’Italia nella cerimonia d’apertura, con la sua handbike ha concluso la gara in 25:18.83, alle spalle dello spagnolo Sergio Garrote Munoz, oro in 24:33.71, e davanti al francese Florian Jouanny, bronzo in 25:19.29.

Mazzone, campione paralimpico a Rio 2016, ha così confermato l’argento ottenuto a Tokyo, conquistando la sua settima medaglia ai Giochi.

L’atleta pugliese 53enne non trattiene l’entusiasmo: «Una gara grandissima – commenta -, ho avuto la notizia alla fine. Non ci credevo, pensavo di essere arrivato terzo perché ho superato quelli che potenzialmente potevano arrivare terzi. Il francese però ha vent’anni di meno e gioca in casa, quindi pensavo un bronzo, ma quando mi hanno detto l’argento a ridosso dal primo…».

Dopo tre Paralimpiadi nel paraciclismo, con Zanardi e Podestà «dove ero contento di aver preso quelle medaglie d’oro, questa per me vale platino. Ringrazio soprattutto la mia testa e mia moglie, che mi sopporta», afferma Mazzone.

Questa medaglia, conclude, «la dedico a tutti i ragazzi che stanno a guardarmi. Come ho detto quando ho fatto il portabandiera: credeteci, credeteci, alzatevi dal divano e credeteci, iniziate uno sport e pian piano vedete che poi si realizzano i vostri sogni».

Emiliano: «Ha dimostrato talento e determinazione»

«Con un tempo eccezionale di 25:18.83, Luca ha dimostrato ancora una volta il suo straordinario talento e la sua determinazione», commenta il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, complimentandosi con l’atleta originario di Terlizzi.

«Grazie, Luca, per aver portato alto il nome della Puglia e dell’Italia sul podio paralimpico, mostrando il vero spirito di perseveranza e passione», aggiunge.

Il successo di Mazzone, per Emiliano, «è un esempio luminoso di eccellenza sportiva e di ispirazione per tutti noi».

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