Ancora sul podio, per la terza volta consecutiva, in un mondiale. Nessuno come lei, nessuno come Benedetta Pilato, giunta terza nei 50 metri rana nella giornata di chiusura dei Mondiali di nuoto di Fukuoka. Con il sorriso e l’evidente emozione della tarantina si è chiusa l’avventura azzurra nella kermesse iridata, che ha visto l’Italia giungere al quinto posto per numero di medaglie conquistate, ovvero tredici, di cui due ori, sette d’argenti e quattro bronzi. Nel medagliere, invece, deve accontentarsi dell’ottava posizione, alle spalle della Spagna (nove medaglie, ma tre ori) e della Germania (sette, ma quattro del metallo più prezioso).
Annunciata dallo speaker nipponico, Pilato si affaccia ai blocchi con la consueta serenità, che dentro nasconde un turbinio di incertezze legate alla gara e a ciò che accadrà nel suo immediato futuro. Dal blocco numero 6 si lancia in acqua dando il tutto per tutto. In corsia quattro e cinque, però, fanno sul serio perché sia la lituana Rūta Meilutytė che la statunitense Lilly King sono sul pezzo. La nuotatrice della repubblica baltica, tuttavia, è in un momento di forma strepitoso e mette luce tra lei e le altre. Negli ultimi venticinque metri Pilato alza il ritmo per andare a medaglia, riuscendovi a ridosso delle ultime bracciate.
E cosi, subito dopo avere toccato il bordo piscina e aver alzato lo sguardo verso il tabellone del palazzetto, la diciottenne si accorge che di lì a poco le avrebbero messo al collo un bel bronzo in virtù del suo 30’’04. L’oro, come da pronostico, è andato alla Meilutytė, che abbatte il record del mondo della stessa ranista pugliese, con uno strepitoso 29’’16. Il primato è limato di ben quattordici centesimi. «Una nuotata da uomo», come la stessa Pilato afferma a fine gara. King scende invece sotto la soglia dei trenta secondi con un buon 29”94. «Mi spiace molto – dichiara la ranista pugliese – perché con il tempo fatto in batteria (29”60, ndr) sarei arrivata seconda. Sono però molto contenta, dopo un anno così, di questa medaglia che ho meritatamente conquistato».
Meritata sì, perché l’annata è stata impegnativa, così tanto che in Oriente si è presentata soltanto per gareggiare nei 50 e non nei 100 rana dove un anno fa a Budapest aveva conseguito il titolo iridato con 1’05”93. Non importa. Adesso, dopo avere preso la patente e superato la maturità con il massimo dei voti, ci sarà un periodo di riposo: prima il ritorno a Taranto e poi con un rilassante viaggio sull’isola greca di Zante, dove nacque il poeta Ugo Foscolo, alla ricerca di nuove energie da sprigionare. Da settembre il saluto alla città natale e a coach Vito D’Onghia, che l’ha cresciuta, per volare a Torino, dove intraprenderà assieme a coach Antonio Satta un nuovo percorso di vita.