Conquistare un oro olimpico e un oro mondiale nel giro di un anno è un’impresa riuscita a pochi. Se si pensa in ottica tricolore, il cerchio è ancora più stretto. Massimo Stano scrive una pagina indelebile della storia dell’atletica tricolore e si ripete dopo Tokyo, ottenendo la prima medaglia del metallo più pregiato nella spedizione tricolore ai Mondiali di atletica in corso a Eugene. L’Italia torna così sul gradino più alto del podio in un campionato del mondo a distanza di diciannove anni dal trionfo di Giuseppe Gibilisco, nel salto con l’asta del lontano 2003. Il gran finale vede Stano accorparsi con lo svedese Karlstrom, il messicano Doctor, l’ecuadoregno Pintado, il giapponese Kawano e il cinese Xianghong He. Un gruppo che si riduce sempre più al trentesimo chilometro quando si gira poco sopra le due ore. Il duello finale negli ultimi due chilometri è con Kawano che però non riesce a mantenere il ritmo del 30enne pugliese, il quale taglia il traguardo con uno strepitoso tempo di 2h23’14”. Podio completato dallo svedese Perseus Karlstroem. E’ il sesto titolo mondiale per gli azzurri nella marcia dopo quelli di Maurizio Damilano (1987 e 1991) e Michele Didoni (1995) nella 20 km, Anna Rita Sidoti nei 10.000 (1997) e Ivano Brugnetti nella 50 km (1999).
Si tratta anche del record italiano per Stano, che commosso bacia la medaglia e lascia andare le emozioni. “Ci tenevo a vincere l’oro in questo Mondiale perché volevo dimostrare che Tokyo non è stato un caso e che potevo fare bene anche su una distanza diversa – l’atleta delle Fiamme Oro -. Sono contento di non aver deluso le aspettative e di aver portato un oro che tutti si aspettavano”. Poi la dedica speciale a una grande assente di questi Mondiali, che, come Stano, aveva trionfato nella marcia olimpica. Si tratta di Antonella Palmisano: “Non ha potuto gareggiare qui ma sono sicuro che sarebbe stata in grado di ripetersi come ho fatto io”.
Il momento chiave, poco dopo il passaggio al 34°: Stano allunga, Kawano reagisce soltanto in parte, l’azzurro guadagna terreno e si invola verso il traguardo. Un brivido, quando a poche decine di metri dalla linea d’arrivo rischia di inciampare, prima di afferrare la bandiera, con Kawano in agguato. Ma non c’è più tempo. È oro. L’ha rifatto. Stano, ma sempre vero.