Mancino di piede, classe argentina ma contaminazione italiana: Franco Mastantuono è il nuovo enfant prodige del calcio mondiale. Un talento di precocità e genio che ha spinto il Real Madrid ad acquistarlo per 63 milioni di euro, vincendo la concorrenza dei campioni d’Europa in carica del Paris Saint-Germain. Terminata la Coppa del Mondo Fifa per Club con la sconfitta contro l’Inter, il classe 2007 ha salutato, tra le lacrime, il River Plate.
Per lui, adesso, è pronto un aereo che da Buenos Aires lo porterà a Madrid, per vivere il sogno e calcare il prato del ‘Santiago Bernabeu’. Franco Mastantuono ha appena diciassette anni, ma ha già le idee chiare. Ha scelto il club più importante del mondo per consacrarsi e portare in alto la bandiera dell’Argentina. Lui, nato ad Azul, è l’ultimo diamante (mancino) nato sotto la stella di Maradona. Dribbla come se stesse ballando un tango, ha la passione solita dei sudamericani ma ha anche sangue italiano. O meglio, lucano.
Origini lucane
Franco ha scelto la camiseta albiceleste prima che la Federazione Italiana potesse comporre il numero e chiamarlo per sondarne la disponibilità. Sarà lui, a diciassette anni, a raccogliere l’eredità di Maradona e Messi. E pensare che avrebbe potuto vestire la maglia azzurra dell’Italia. Perché Mastantuono ha sangue italiano che gli scorre nelle vene. Il bisnonno materno ha lasciato la Lucania in cerca di fortuna. E, forse, l’ha trovata con Franco.
Un viaggio iniziato da Ripacandida, un piccolo comune in provincia di Potenza che conta poco più di 1400 anime, e terminato ad Azul. Il padre Cristian ha sempre rivendicato le sue origini italiane ed è fiero di provenire dal cuore della Basilicata. Un comune, Ripacandida, che si trova lungo le pendici del massiccio vulcanico del monte Vulture. Una zona apprezzata e rinomata per la produzione dell’”Aglianico”, un vino dal colore rosso rubino e dal sapore asciutto ma intenso. Rubino, proprio come Franco.
Le radici
Franco Mastantuono è già un simbolo. Per il Real Madrid sarà la risposta a Lamine Yamal del Barcellona, per l’Argentina il predestinato e per la Basilicata è il simbolo del legame con la terra natia. Non vestirà la maglia dell’Italia, ma il diciassettenne porterà sempre con sé le sue origini lucane, tramandate da avi e genitori fieri di provenire da un piccolo paesino vulcanico nel cuore del sud Italia. Ripacandida, intanto, già lo ama.
Tra quelle 1400 anime in diversi portano il cognome della “Nueva Joya” del calcio mondiale. Un legame profondo. Quasi per un gioco del destino, la sua parentesi argentina si è chiusa contro una squadra italiana, l’Inter. E ora inizierà un nuovo e suggestivo capitolo con la camiseta più iconica al mondo. Toccherà a Franco rendere orgogliosi i propri avi lucani, che della fierezza hanno fatto il loro vanto.