Marcia, l’andriese Fortunato punta le Olimpiadi: «La staffetta mista? Una chance a Parigi» – L’INTERVISTA

Sulle strade della Turchia per colorarle di azzurro e festeggiare il Mondiale con la Puglia e Andria nel cuore. Otto giorni fa Francesco Fortunato (Fiamme Gialle), assieme a Valentina Trapletti, vinceva ad Antalya la staffetta mista di marcia sulla distanza della maratona (42,195 km) ottenendo un meraviglioso oro e regalando all’Italia il pass per le Olimpiadi di Parigi. Anche se inattesa ai più, questo straordinario successo della neonata coppia d’oro è evidentemente frutto di tanto lavoro di qualità e riconosciuto spirito di sacrificio.

Fortunato, come ha vissuto la gara?

«Cominciamo con il dire che il risultato è stato davvero inaspettato e a maggiore ragione sono molto contento. L’ho gestita così come l’avevo preparata e cioè assecondando i miei ritmi, senza guardare a quelli degli altri. Emotivamente non è stato facile vedere i tuoi avversari allontanarsi: avrei potuto inseguirli, ma sono rimasto fedele al programma e la strategia ha pagato bene. Io ho fatto il mio, lanciando Valentina verso la vittoria. A me stesso non potevo chiedere di più».

Va anche sottolineata la “pulizia” della vostra gara, perché l’avete conclusa senza richiami o ammonizioni…

«Anche questo ha fatto la differenza in una gara in cui le ammonizioni non sono comminate ai singoli atleti ma alla squadra e perciò vengono sommate. Con orgoglio vorrei evidenziare che, tra le coppie qualificate per Parigi, siamo l’unica che abbia concluso le sue fatiche senza cartellini. Senza questo peso abbiamo potuto esprimerci al massimo delle nostre potenzialità».

Le piace la novità della staffetta mista di marcia che, per la prima volta, vedremo tra pochi mesi a Parigi?

«Questa formula non mi fa impazzire e posso dire che l’opinione è diffusa anche tra altri atleti. Certo, adesso che ho vinto il mio giudizio ha un’altra prospettiva e la vedo come un’opportunità».

Cosa non la convincerebbe in particolare?

«Tra una frazione e l’altra non è per niente semplice gestire la pausa, che inoltre spezza la prestazione in due parti. Sembra quasi di partecipare a due gare diverse: nella prima parti assieme agli altri, nella seconda ti ritrovi coinvolto in dinamiche differenti. Comprendo che chi la guardi dal di fuori possa trovarla avvincente per i frequenti cambi di posizione, ma per chi è parte attiva tutto diventa un po’ più confusionario. Magari dobbiamo anche abituarci per affrontarla diversamente. Diciamo che, ad Antalya, Valentina e io siamo stati i più bravi a interpretarla e comunque sono convinto che a Parigi sarà già diverso».

A fine anno compirà 30 anni: sul suo modo di marciare cosa, in questo momento, influisce di più?

«La consapevolezza e l’esperienza, che contribuiscono a governare meglio le emozioni e ad avere maggiore fiducia nei propri mezzi».

Oltre alla medaglia d’oro, avete guadagnato un pass olimpico che, però, non è nominale: quale coppia, perciò, rappresenterà l’Italia a Parigi il prossimo 7 agosto?

«Sarà la Federazione a stabilirlo e credo che si possa decidere dopo la 20 chilometri individuale del primo agosto».

Come nasce l’amore per la marcia?

«Nasce provando, per curiosità. Il mio ex allenatore, quando vivevo ad Andria, me la propose, perché prima correvo nel mezzofondo. Notai subito che fossi portato e quindi ho coltivato le qualità che mano a mano emergevano, ma non è stato un colpo di fulmine».

Come proseguirà ora la preparazione?

«Con crescente intensità verso i due obiettivi della stagione: gli Europei di Roma del prossimo giugno e le Olimpiadi».

Cosa darebbe pur di vincere una medaglia a Parigi?

«Non saprei, ma di certo mi impegnerò tutte le mie energie per dare il massimo».

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