Normali schermaglie nell’ambito di una negoziazione o assenza di interesse concreto a sedersi al tavolo della trattativa, da una parte e dell’altra? Da settimane la partita per l’eventuale cessione della Ssc Bari allo sceicco kuwaitiano Malek Humoud Al Sabah vive una fase di stallo, con la palla che viaggia da una metà campo all’altra, in modo ‘sterile’.
A questo punto, nonostante la possibilità che, data la delicatezza della questione, le indiscrezioni circolate possano anche perseguire l’obiettivo di depistaggio per motivi di riservatezza, è lecito chiedersi: il Bari è davvero in vendita? E quali sono gli step fondamentali per la cessione?
Il “giallo” dell’nda
Tecnicamente “non-disclosure agreement”, ossia accordo di non divulgazione. Da settimane sulla bocca della stampa e dei tifosi biancorossi, sballottolati da una parte all’altra, fra tecnicismi e informazioni poco chiare. Il presunto terreno dello scontro, stando alle versioni riconducibili all’entourage dello sceicco, sarebbe la mancata firma della bozza del patto di riservatezza.
Il documento, come già raccontato dall’Edicola, sempre secondo le stesse fonti, sarebbe stato inviato alla Filmauro da uno studio con sede a Londra. La mail, inoltrata a mezzo Pec pochissimi giorni dopo l’incontro avvenuto a Milano, lunedì 22 luglio, (l’unico tra la parti), non avrebbe ricevuto alcuna risposta.
A chi tocca la firma dell’nda?
È questo uno degli aspetti più interessanti della vicenda. La narrazione fornita fino a questo punto sembra scontrarsi con la prassi adottata in casi simili. L’accordo di riservatezza è sostanzialmente un atto propedeutico alla procedura di analisi del bene oggetto di interesse. Il ‘non disclosure agreement’ impegna chi lo sottoscrive a non divulgare a terzi, senza l’autorizzazione del venditore, documenti riservati o informazioni sensibili del bene potenzialmente al centro di un’acquisizione. A volte gli nda sono talmente rigidi e pieni zeppi di clausole che le parti non riescono a trovare una convergenza nemmeno sulla stesura dell’accordo.
Talvolta sono gli stessi patti di riservatezza che diventano oggetto di negoziazione, a tal punto da far saltare l’accordo prima ancora che maturi la trattativa vera e propria. Non è raro inoltre che nell’ambito dell’nda venga fissato anche un termine per l’esame delle carte o che venga inserita una clausola temporale di esclusiva sulla cessione, di fatto impegnando il potenziale venditore a non trattare con soggetti terzi per un determinato periodo. La premessa tecnica è doverosa per tentare di dare una risposta alla domanda di apertura: se l’nda pone il divieto di divulgazione, la firma del patto tocca al venditore o piuttosto all’acquirente? Il tema è tutt’altro che banale date le polemiche, alimentate dalla poca chiarezza, innescate dalla presunta mancata firma dell’accordo da parte del massimo dirigente del Bari Luigi De Laurentiis.
La due diligence
Una volta firmato l’nda il compratore avvia la propria due diligence, affidata a importanti società esterne di consulenza o ad advisor privati. L’analisi ha vari step: due diligence contabile, finanziaria e fiscale. Si tratta di una sorta di ‘tac’ del bene oggetto di interesse, da ogni punto di vista. Lo scopo è confermare o rivedere la valutazione fatta in modo preliminare dal venditore, di solito attraverso una lettera d’intenti (loi, letter of intent/interest, sottoscritta da entrambe le parti prima o durante la due diligence). Laddove durante lo studio delle carte emergano criticità (come per esempio un contenzioso) il prezzo viene rinegoziato. In caso di grossi ostacoli il rischio è che salti tutto.
Lo stato dell’arte
Nessuna trattativa. Solo uno scambio di informazioni durante il faccia a faccia «cordiale» avvenuto il 22 a luglio a Milano e pochi contatti, diretti, a livello superficiale tra Luigi De Laurentiis e Al Sabah. Tutto il resto, secondo fonti vicine al club biancorosso, è privo di ogni fondamento, con il rischio, sullo sfondo, di turbare l’eventuale affare.