Una beffa al quadrato. Il Nardò, nonostante abbia vinto i playoff del girone H della serie D per la seconda stagione consecutiva, vede sfumare il ripescaggio in C. Se un anno fa la speranza venne mortificata dall’assenza di un impianto sportivo adeguato per la categoria, questa volta a ucciderla è il benestare della Covisoc alle domande di iscrizioni alla C di tutte le società aventi diritto. In termini assoluti è un bene per il calcio che quasi tutti i club, con l’unica eccezione dell’Ancona, abbiano superato l’esame, ma dall’altra parte si pone l’esigenza di ripensare e giustificare i playoff della D. Tema che Andrea Corallo, ds del Nardò, prende di petto.
Corallo, anche quest’anno vincere i playoff è stato inutile: qual è il suo pensiero?
A questo punto credo che per dare un valore reale e non simbolico ai playoff della D, soprattutto per rispetto delle società che li affrontano con serietà e determinazione, sia opportuno mettere mano al regolamento. Bisogna dare loro un senso, altrimenti perderebbero il loro fascino. È arrivato il momento di fare qualcosa».
Quale potrebbe essere la soluzione per uscire da questo vicolo cieco?
«La federazione potrebbe aumentare di una unità le retrocessioni da ciascuno dei tre gironi della Serie C, mentre le nove vincitrici dei gironi dei playoff di serie D potrebbero essere raggruppate in tre triangolari, uno per il Nord, uno per il Centro e l’altro per il Sud Italia. Le vincenti verrebbero così promosse in C. Le soluzioni ci sarebbero, basta volerlo».
L’unico posto che si è liberato è quello dell’Ancona, che verrà sostituita dall’Under 23 del Milan: è d’accordo con l’inserimento delle seconde squadre dei club della serie A?
«Il calcio sta cambiando e ne dobbiamo prendere atto. Sono d’accordo che queste squadre possano costituire un valore aggiunto. Allo stesso tempo, però, non devono togliere posto e visibilità alle società di D. Anche perché la C e la D hanno nei loro organici club e piazze con maggiore forza di attrazione e seguito di tifosi che non le Under 23 delle grandi squadre: è un peccato minare alla base questa passione, che peraltro sta già fortemente diminuendo. Il Milan prenderà il posto dell’Ancona, società che ha speso più di quanto avrebbe potuto fare. In questo modo sono retrocesse squadre che, invece, hanno rispettato le regole e non è giusto. Questo comportamento ha favorito il Milan, mentre il posto spetterebbe a una delle squadre retrocesse dallo stesso girone B della C».
Ritiene che, diversamente, la Serie D continuerebbe a essere una categoria in cui restare prigionieri quasi a vita?
«La serie D merita di contare di più, anche perché è la categoria con più tesserati a livello nazionale e dunque è degna di un peso specifico più importante attraverso i playoff. Altrimenti non avrebbe senso investire tante risorse per vincere, se su 20 squadre soltanto una è promossa».
Aveva mai creduto al ripescaggio?
«Sì e pure tanto, perché l’anno scorso la federazione, non avendo lo stadio e norma, ci ha indicato cosa fare e la società vi ha ottemperato con tanti sacrifici. Infatti per sei mesi abbiamo giocato lontano dalla città, sostenendo spese importanti e perdendo incassi. Purtroppo è andata così, ma sul fronte programmazione siamo sempre stati vigili. Quando il 4 giugno abbiamo visto che soltanto l’Ancona fosse a rischio non siamo rimasti fermi. Con le nostre risorse, ripartiremo per fare un campionato importante come Nardò merita».