L’ex De Vezze al miele: «È l’anno di Botta. Bari? Una piazza da A»

Oggi, ormai agli sgoccioli di una fantastica carriera, milita nella Virtus Mola in Promozione, ma Daniele De Vezze è uno che il calcio vero lo ha masticato per tanto tempo. Nel suo palmares uno scudetto storico ai tempi della Roma e, nella sua ottima parentesi nel Bari di Ventura tra il 2008 e il 2010, una meravigliosa promozione in Serie A.

De Vezze che ne pensa del nuovo Bari che sta per affrontare dapprima il Verona in Coppa e poi il campionato di Serie B?

«Tutto il bene possibile. Questa è una piazza importante, direi tra le più importanti d’Italia. E la Serie B e la Serie A debbono essere la casa del Bari».

La stagione è cominciata nel migliore dei modi.

«Se il riferimento è alla partita col Padova, beh, non è un test che conti moltissimo. Però è pur sempre una partita ufficiale e vincere fa sempre bene. Poi da quel che ho letto e sentito, il Bari ha vinto bene, segnando anche bei gol. A mio parere, giusto per anticipare la probabile domanda, conta relativamente anche la sfida di Verona, domenica. Diciamo che può essere un bel regalo per tifosi che lo meritano».

Gol e assist per l’argentino Botta.

«È il suo anno, ne sono certo. Può fare la differenza. Sa dare del tu al pallone e se riesce anche a concretizzare, direi che davvero può prendersi la squadra e portarla…».

Dove la può portare?

«I pronostici sono la cosa più facile e più difficile al tempo stesso. Sicuramente sono molto pericolosi. Meglio non farne. Secondo me la dirigenza sta lavorando bene e questo per il momento può bastare. Sanno bene come devono muoversi ancora sul mercato».

De Vezze, lei ha giocato tra i dilettanti. E forse continuerà a farlo, nonostante l’anagrafe impietosa. Dai dilettanti, dal super-Cerignola di Serie D, arriva Dorval. Una scalata che si può fare, dunque?

«Diciamo che tra i dilettanti e i professionisti c’è un abisso. Anche tra A e B e tra B e C la differenza è enorme. E il livello generale si è abbassato. Però questo è un ragazzo che può avere futuro. Anche se in quel ruolo, sulla fascia sinistra, ritengo che il titolare sia Ricci, uno dei migliori della categoria nel suo ruolo. Dorval è giovane: se ha voglia di imparare può farne di strada».

Torniamo al tifo. Lei ha giocato a Genova e con il Genoa: la torcida rossoblù continuava a incitare gli eroi alla rovescia di una squadra retrocessa. Quello del Bari, invece?

«Sono piazze diverse, ma l’entusiasmo è lo stesso. In questi anni ho imparato che il tifo per il Bari è davvero speciale».

Stagione 2008/2009. Modena. Sassuolo-Bari. Il primo gol. E che gol.

«Per la verità è stato l’unico nei miei anni con il Bari. Però davvero è stato un gran gol. Un gol di squadra, si può dire. Volevamo in qualche modo vendicare lo 0-3 al San Nicola. E ci riuscimmo appieno».

Che anni quegli anni…

«Davvero. Quella squadra, con Conte, è stata tra le migliori direi di tutta la storia calcistica del Bari. Correvamo tutti come matti».

Un giocatore che oggi può ricordare in qualche modo il De Vezze di quella stagione.

«Direi Maida. Ci somigliamo. Ma tutti i paragoni sono inutili».

Chiacchiere da bar. E su Bellomo?

«Gioca nella sua città, una motivazione in più».

Lei ormai è barese di adozione ma è romano.

«Di Trastevere. Che è un po’ come Bari Vecchia. Dove si giocava dalla mattina alla sera, in mezzo alla strada come si dice da voi, e nei cortili. Poche regole, ma soprattutto niente cellulari e al ritorno a casa, qualche scappellotto e niente playstation».

Cura una scuola calcio. I ragazzi di oggi, allora?

«Si è un po’ perso il senso del sacrificio, anche se per fortuna non sempre è così. I bambini e i ragazzi che sanno giocare a calcio ci sono ancora. Ma quei tempi, quei posti, quel modo di essere quella adolescenti si è perduta per sempre».

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