«Dobbiamo essere compatti e ripartire. Il Lecce è una società che non ha debiti con nessuno e che ha destinato, allo stesso tempo, un budget importante per il settore giovanile. Le difficoltà sono tantissime, ma qui c’è un vero grande progetto di calcio». Sono alcuni dei passaggi della conferenza stampa del presidente dei salentini, Saverio Sticchi Damiani, che ha fatto un’analisi della situazione in casa giallorossa. Il patron ha esordito, però, rimarcando alcune criticità del panorama calcistico attuale. «In Serie A si sono formati due blocchi: da un lato le grandi, che si giocano la possibilità di disputare le competizioni europee, e dall’altro le medio-piccole. Chi partecipa alle coppe continentali percepisce dei bonus Uefa, mentre l’unica risorsa di cui dispone chi non vi si qualifica sono i diritti televisivi che, per un paradosso tutto italiano, vengono redistribuiti dando ancora alle big la parte più grande. Così, le piccole sono sempre più piccole e il campionato diventa sempre più povero», ha spiegato il presidente Sticchi Damiani.
Le squadre che lottano per la salvezza sono così costrette a mirare all’obiettivo in altro modo. La società pugliese, in particolare, ha deciso di puntare forte sul settore giovanile, che sta facendo faville nel campionato Primavera, evitando rinunce (per esempio proprio sui vivai) e tenendo i conti in ordine. «Il Lecce, per scelta mia condivisa dai soci, sta provando a rilanciare il settore giovanile, senza indebitarsi. È questa l’impostazione del club per questa stagione, anche se c’è un prezzo da pagare, cioè alzare al massimo il livello di difficoltà del progetto tecnico», ha sottolineato ancora il presidente giallorosso.
Tante le difficoltà in cui navigano i club medio-piccoli: «Le neopromosse lasciano tre milioni a testa alla Serie B. Inoltre, non si può contare sulle plusvalenze fatte nel precedente campionato di Serie A, come fanno le nostre inseguitrici: noi avremmo potuto farlo nel mercato di gennaio, ma abbiamo dato priorità alla salvezza. Infine, c’è lo stadio, per il quale abbiamo speso due milioni e mezzo per lavori», ha dichiarato. Tuttavia, «nonostante queste difficoltà, la mia visione è quella di mantenere un equilibrio finanziario. Il Lecce non ha alcun debito e allo stesso tempo abbiamo destinato buona parte del budget al settore giovanile. Abbiamo eliminato anche qualsiasi forma di spreco: siamo in fondo alla classifica dei pagamenti delle commissioni ai procuratori. L’obiettivo è rendere il Lecce una struttura con equilibrio economico e finanziario», ha precisato ancora Sticchi Damiani.
Dopo l’aspetto economico, il patron dei salentini ha fatto anche il punto sul momento negativo dei giallorossi. «A Lecce c’è un vero grande progetto di calcio. La Serie A l’abbiamo meritata e vogliamo conservarla, perché vedo il progetto che sta nascendo. La squadra mi è piaciuta contro la Sampdoria, il Napoli e la Fiorentina, così come non mi è piaciuta contro l’Empoli. Il livello di difficoltà è massimo, ma abbiamo ventotto punti, con un più cinque sulla zona retrocessione», ha osservato Sticchi Damiani. Poi, ha aggiunto: «Il punto in sette partite fa male a tutti, ma può capitare. E soprattutto abbiamo superato momenti ben peggiori. Ricordo benissimo quello che accadde dopo il pareggio contro il Siracusa, in Serie C, che assomiglia un po’ a quello che è accaduto nell’ultima giornata. Trenta tiri in porta e pareggio, con dispiacere e contestazione: ma ci siamo ricompattati tutti, anche con la tifoseria. E da lì tutto ripartì».
Per mister Baroni, inoltre, solo parole di elogio: «L’allenatore, insieme al suo staff, fa un lavoro eccezionale. Lavora con esordienti e stranieri che non conoscono il campionato di serie A e che al primo anno pagano necessariamente un prezzo. In otto anni di presidenza, quando c’è stata qualche “mela marcia”, abbiamo difeso la società a ogni costo. Ma questo è un gruppo di ragazzi di grandissimi valori, che lavora tutti i giorni per raggiungere la salvezza».
L’obiettivo, adesso, è compattarsi e ripartire tutti insieme. «Il tifoso è libero di contestare o fischiare, perché mosso dalla passione, ma noi dobbiamo prendere quelle parole come uno sprono a fare meglio. Mi riallaccio al discorso della partita col Siracusa: dopo un confronto acceso, siamo ripartiti insieme e abbiamo portato a casa la promozione. In ritiro sentii un giocatore che, piangendo, disse: “Ormai è andata”. Mi bastò quella frase per scatenare il terremoto, perché è finita solo quando è davvero finita».