Archiviato il fine settimana senza gare di club per gli impegni delle nazionali, inizia l’avvicinamento alla ripresa del campionato di Serie B. Dopo l’ultimo turno la classifica vede i biancorossi quarti, a 6 punti dal Genoa e a un solo punto dal Südtirol, quando mancano otto giornate al termine. La ripresa è programmata per sabato 1° aprile alle 16:15 al San Nicola contro il Benevento.
La sfida contro i sanniti, allenati dall’ex Roberto Stellone (sulla panchina del Bari da agosto a novembre 2016) sulla carta potrebbe apparire alla portata visto il terzultimo posto in classifica e una vittoria che manca da cinque partite (in trasferta da sette) ma in realtà nasconde diverse insidie, non solo per l’avversario ma anche in virtù del trend non eccellente del Bari in casa.
Ne abbiamo parlato con Alberto “Jimmy” Fontana, ex portiere del Bari dal 1993 al 1997, protagonista di due promozioni in Serie A con i Galletti. «La B di quest’anno – racconta l’ex estremo difensore – è di un livello molto alto, la seguo con grande entusiasmo anche perché mi diverte molto più della Serie A, i risultati non sono mai scontati. Ci sono squadre, tra cui anche il Benevento, che erano state costruite per provare a salire e invece sono sul fondo. Questo conferma che è un campionato tosto».
In 15 incontri al San Nicola i biancorossi hanno vinto solo 5 volte, con 7 pareggi e 3 sconfitte. Dopo tutte queste partite sembra difficile parlare di coincidenza. Qual è stato secondo lei il limite principale del Bari nelle partite in casa?
«Bisogna pensare che il Bari è una squadra di alta classifica. Chi viene a giocare al San Nicola assume un atteggiamento guardingo, cerca di sfruttare gli spazi che la squadra di casa concede quando porta tanti uomini in avanti. Non lo trovo un dato strano, una squadra che è in alto incute timore. Vedo più che altro un Bari che in casa viene molto rispettato: gli avversari si chiudono perché sanno che se vanno in svantaggio diventa molto difficile recuperare, per questo concedono il meno possibile. Inizialmente si parlava di “buon campionato”, ma già dopo una decina di giornate era chiaro che il Bari potesse ambire alla promozione. Nel calcio si guarda sempre all’estetica, ma di mezzo c’è il campo: quando un avversario si arrocca non è facile. In Italia è così anche ad alti livelli. Per me c’entra poco la filosofia di gioco di Mignani, anzi io la apprezzo perché si vede che la squadra è consapevole della sua forza. Oggettivamente le due davanti sono staccate, non sarà facilissimo ma il Bari ci deve credere».
Nelle quattro gare che ancora restano da giocare tra le mura amiche, come si può trasformare in alleato il San Nicola?
«La squadra e la società sono state bravissime a riportare così tanta gente allo stadio. Al San Nicola si respira un’aria incredibile e questo sarà un fattore importante, perché quelle che restano saranno partite dove il calore del pubblico può fare la differenza».
Lei ha vissuto due storiche promozioni dalla B alla A con il Bari, entrambe decise all’ultima giornata. Cosa serve per lo sprint finale?
«Ogni partita deve fare storia a sé. Non bisogna assolutamente guardare la classifica, non bisogna pensare ai punti in più e ai punti in meno. Vanno giocate come otto finali».
Da portiere avrà guardato con un occhio di riguardo le prestazioni di Elia Caprile. Pensa che come lei possa ambire a essere promosso alla prima stagione in biancorosso? Come vede il suo futuro?
«Inutile girarci intorno, ci troviamo di fronte al portiere più forte della Serie B, come presenza e come rendimento, in considerazione della giovane età. Scriverà tante pagine importanti. Deve avere sempre voglia di migliorare. Gli auguro di essere promosso come è successo a me, anche se lui è più forte. Io arrivai a Bari che avevo già 27 anni in una squadra costruita per salire. Le partite che restano gli serviranno per crescere ulteriormente. Il futuro? per un portiere giovane stare fuori dal campo non è produttivo: che sia a Bari o altrove gli consiglio di continuare a giocare con continuità».