Il colonnello Carlo Calcagni è campione del mondo di atletica paralimpica. Con un tempo di 15.30 ha percorso i 100 metri nella disciplina Frame running t72. Una categoria nuova, per l’iron man salentino, per la quale ha tracciato il record del mondo, primo italiano nella storia a vincere un mondiale con il deambulatore. Salentino, abita a Cellino San Marco ma è originario di Guagnano, il Colonnello è ufficiale del Ruolo d’Onore dell’Esercito.
L’atleta paralimpico
Recentemente vincitore di tre medaglie d’oro agli Invictus game “The Hague 2022” in Olanda. La sua storia è legata ad un brutto fatto di cronaca. È rimasto intossicato dall’uranio impoverito durante la missione di pace del 1996 in Bosnia, dove gli americani usavano bombe a uranio impoverito, e dove i militari italiani non erano stati informati sulle precauzioni. Un impegno talmente importante da guadagnarsi addirittura un encomio.
La malattia
Una volta tornato a casa, inizia per lui un vero e proprio calvario, tutt’altro che concluso. Tutto è iniziato con la presenza di metalli nelle biopsie di midollo e polmoni. Da lì la situazione è peggiorata, con gravissimi problemi di salute. Nel 2007 il ministero ha riconosciuto le sue patologie derivanti da questioni di servizio, ma il Colonnello ha richiesto un risarcimento di un solo euro. «Una richiesta simbolica. – fa sapere – Sono passati anni da quando l’ho fatta per la prima volta e 10 anni dopo mi hanno detto che la mia richiesta non poteva trovare accoglimento. Mi hanno risposto con un solo foglio. Ho richiesto di visionare la documentazione, ma è stato detto che gravava il segreto di stato. Nel 2019 ho fatto un ricorso al Tar. Dopo 12 anni, ho scoperto che il risarcimento era stato negato perché non avevo, secondo loro, svolto attività di volo nei Balcani. Mi sono sentito ucciso due volte. A questo punto, attraverso il mio avvocato, ho scritto nuovamente al Ministero e, dopo 2 anni, mi hanno dato ragione, ma la questione non è stata ancora chiusa, dopo più di 15 anni. Per questo ho chiesto un risarcimento di solo 1 euro ma soprattutto le scuse pubbliche non solo a me, anche a tutti quei ragazzi che sono rimasti vittime dell’uranio». Grande conforto per lui è l’amore per lo sport, che gli ha portato grandi successi.
L’amore per lo sport
Già amante della bicicletta, ha vinto tre medaglie d’oro agli Invictus game, nelle discipline atletica, dove si è classificato primo nella prova dei 400 metri piani, e nel ciclismo dove ha stravinto sia nella prova contro il tempo, sia nella gara in linea. Podio già raggiunto nell’edizione del 2016 di Orlando. Quello che si dice un Iron man. «Lo sport mi aiuta a lottare – afferma – voglio testimoniare al mondo intero il grande potere dello sport nel recupero psicofisico dell’individuo, sia come supporto per la riabilitazione motoria, sia come forte impulso motivazionale. Anche quando le forze non le ho. È vita».Nel 2021 scrive un libro, “Pedalando su un filo d’acciaio”, nel quale si mette a nudo. «Ho deciso di raccontare la mia storia – spiega – rivolgendomi ai più deboli, indifesi e lasciati soli. Mi impegno attivamente nel sociale e voglio rendermi utile attraverso l’esempio, perché solo così possiamo essere credibili ed educare i nostri figli». Un simbolo per tutti coloro che soffrono, che non manca mai di dare il suo supporto alle iniziative a favore dei gravemente malati.
Il sogno dei 5 anelli
Tra i tanti impegni nel sociale, che lo vedono protagonista come modello positivo sopratutto per i giovani, si sta preparando per realizzare il suo sogno, poter vincere un’oro alle Olimpiadi. «La mia disciplina – dichiara – è ancora nuova e non può rientrare nelle Olimpiadi di Parigi a luglio. Ma non mi arrendo e mi allenerò con l’obiettivo di poter portare a casa l’oro, a 53 anni, nei giochi olimpici del 2028 a Los Angeles». Gareggerà anche con i normodotati, nel campionato del mondo dello Sport d’Impresa, che lo vedrà impegnato in 6 discipline di atletica e due di ciclismo. «Molti mi chiedono dove io riesca a trovare la forza per sopportare -racconta – La malattia fa parte della mia vita e l’ho accettata grazie alla fede. Mi rivolgo ai ragazzi e li esorto a non abbattersi. Bisogna vivere, lottare, ma mai arrendersi».