Il lucano Amodeo cronometrista alle Olimpiadi di Parigi: «Una grande responsabilità» – L’INTERVISTA

Alle Olimpiadi di Parigi 2024 il lucano Michele Amodeo sarà tra i quattro cronometristi italiani selezionati per i Giochi. Con Amodeo, che fa parte dell’associazione cronometristi della provincia di Potenza, ci saranno anche Giorgio Croce, Asd Cronometristi di Arezzo, Fabio Ferrari, Asd Cronometristi di Modena e Antonello Somma, Asd Napoletana Cronometristi. Un quartetto che avrà la responsabilità di certificare i tempi delle gare a cinque cerchi (e anche dei record) che si disputeranno nella capitale francese dal 26 luglio all’11 agosto.

Quella dell’uomo con il tempo è una sfida che affascina da millenni, ma nello sport il tempo è fondamentale: decreta vittorie e primati consacrando il lavoro e l’impegno degli atleti. Per l’associazione lucana è la seconda convocazione olimpica in settantatré anni (la prima ai Giochi di Roma nel 1960). Ora tocca a Michele Amodeo, ingegnere informatico di Sant’Angelo le Fratte, in provincia di Potenza. Un impegno importante per il cronometrista lucano che vivrà le emozioni delle Olimpiadi con lo stesso impegno di sempre. Dedizione, pazienza e competenza sono le caratteristiche di chi sceglie di cronometrare i tempi delle gare. Quest’anno la Federazione Italiana Cronometristi, che annualmente gestisce oltre 10mila manifestazioni, festeggia i cento anni dal riconoscimento del Coni come associazione, ma in Italia la prima struttura ufficiale risale al 6 novembre 1921 quando un gruppo di appassionati costituì il Sindacato Italiano Cronometristi Ufficiali.

Cosa si aspetta da questa esperienza a Parigi?

«Le aspettative sono tante. Sono Olimpiadi ed è una grande responsabilità prendere e verificare il tempo degli atleti».

Come è diventato cronometrista?

«Grazie ad un corso. Ho visto una pubblicità per diventare cronometristi. Quello è stato il primo step e poi da lì ho continuato con molta dedizione. Ancora oggi è tutto un divenire».

Da quanto tempo lo fa?

«Sono circa dieci anni. L’ho scoperto per caso e ho iniziato tardi».

Cosa fa nella vita quando non prende il tempo agli atleti?

«Come attività principale io sono un ingegnere informatico. È un lavoro che aiuta tanto perché c’è l’uso di apparecchiature, software che uno deve saper gestire, deve avere prontezza di riflessi».

Torniamo ai Giochi. Si aspettava di andare a Parigi?

«No, non me lo aspettavo, anche se ho fatto la mia parte. Quando due anni fa è stato lanciato un bando realizzato con la Swiss Timing, la Federazione italiana cronometristi doveva selezionare una prima rosa di dieci persone e poi quattro. Con me ci sono anche un napoletano, un ferrarese e un altro di Arezzo».

Dopo Parigi, tornerà a fare solo l’ingegnere o continuerà anche a cimentarsi come cronometrista?

«Parigi non è un punto d’arrivo, è un qualcosa in più. Il giorno dopo tornerò a fare l’ingegnere informatico e poi la mia attività di cronometrista. Alla fine uno deve dare la stessa professionalità nelle gare importanti e in quelle meno. Se c’è una gara a livello regionale, bisogna dare la stessa importanza che si dà alle Olimpiadi. Perché l’atleta che compie tanti sacrifici deve sapere con certezza che chi lo sta cronometrando lo sta facendo con professionalità».

Lei sarà impegnato tutti i giorni dal 26 luglio?

«Per adesso, per quello che ci hanno comunicato, gli altri tre colleghi sono impegnati nelle gare di mountain-bike. A me hanno assegnato due sport, di sicuro il ciclismo free-style, che si svolge in place de La Concorde, e poi molto probabilmente lo skateboarding sempre nello stesso luogo».

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