Il Bari non sa più vincere: crisi di gol e gioco alla base del momento “no”

Il messaggio di alert nella posta certificata di Polito e Mignani è arrivato: qualcosa nel sistema della macchina meravigliosa biancorossa è andato in corto circuito. In allegato, un foglio excel con dati che suffragano il momento ‘no’ del Bari: due punti nelle ultime quattro partite di campionato, diretta conseguenza delle sconfitte con Ascoli e Frosinone, seguite dai pareggi con Ternana e Benevento. Quattro i palloni che Caprile ha dovuto raccogliere dalla sua porta. Solo due i gol all’attivo. Numeri accompagnati da tanti piccoli indicatori che segnano una netta e pericolosa involuzione della squadra pugliese, rispetto ai primi due mesi passati in Serie B.

Ciò che balza immediatamente all’occhio è l’evidente difficoltà degli uomini di Mignani quando i giri dell’intensità in mezzo al campo scendono, in entrambe le fasi di gioco. Un comune denominatore dei 180 minuti con Ascoli e Benevento. Due partite diverse nell’impostazione tecnico-tattica dell’avversaro di turno, ma che hanno mostrato in entrambe le circostanze un Bari compassato e macchinoso nella manovra, ingolfato a centrocampo ed evanescente in fase offensiva.

L’azzeramento o quasi del livello di intensità ha inciso pesantemente anche sulla ricerca degli spazi, questi ultimi ossigeno vitale per gli inserimenti di centrocampisti e attaccanti. Marcature strette, come quelle preparate da Cannavaro, in particolare su Cheddira, guardato a vista per tutti i 90 minuti, insieme ad un’efficace strategia volta a non concedere metri e profondità al Bari hanno di fatto neutralizzato ogni fonte di gioco. Limite purtroppo reso ancora più marcato da un giro palla sterile e lento, insieme ad un grado di aggressività diametralmente opposto rispetto all’atteggiamento ‘famelico’ mostrato nell’uscita precedente con la Ternana.

Per Mignani la partita del Vigorito, non disputata secondo le attese, è stata figlia di una cattiva preparazione in settimana e del rendimento di alcuni interpreti al di sotto delle aspettative. La sequela di errori di ‘grammatica’ di Maita e Pucino, due dei giocatori più esperti e affidabili del Bari, la giornata storta anche di Folorunsho, motore indefesso del centrocampo, il passo indietro di Botta, lontano parente del ‘giocoliere’ che aveva incantato la platea dei 39mila una settimana fa, i giri a vuoto di Cheddira e Scheidler, sono tutti segnali che sembrano dare ragione al tecnico genovese.

Analisi che soltanto in parte può spiegare il trend pericolosissimo sotto porta: i biancorossi, complice il super Cheddira d’avvio di stagione, avevano segnato ben 18 reti nelle prime otto giornate, viaggiando ad una media di oltre due gol a partita, segnandone uno ogni 40 minuti. Dopo la vittoriosa trasferta di Venezia soltanto una la marcatura realizzata in cinque uscite, considerando anche la Coppa Italia. Gol per altro maturato su calcio di rigore dopo 444 minuti di ‘digiuno’. Nel complesso il Bari non segna su azione da ben 457 minuti.

Mignani ha ora l’arduo compito di studiare nuove soluzioni che permettano ai biancorossi di ritrovare efficacia e quell’effetto sorpresa decisivo in avvio di stagione. La squadra allo stesso tempo deve ritrovare identità, spensieratezza e un atteggiamento più volitivo.

La classifica per ora continua a sorridere, ma la brusca frenata dei biancorossi ha permesso al gruppone delle inseguitrici di compattarsi, con otto squadre in tre punti. Solo una lunghezza separa il Bari, al momento quarto, dall’uscita della zona playoff.

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