Col Settebello ha vinto le Olimpiadi di Barcellona del 1992, due campionati europei nel 1993 e nel 1995, un mondiale nel 1994 e una Fina World Cup. Anche a livello di club non si è fatto mancare nulla (due a Pescara, dove ha vinto anche due edizioni della Coppa delle Coppe, e uno a Posillipo), ad eccezione della Coppa Campioni. Nato a Bari il 23 marzo 1963, Francesco Attolico è stato il portiere icona della nazionale italiana di pallanuoto e tra i più forti in assoluto nella storia di questo sport.
L’Airone Azzurro, com’era soprannominato quando era in attività, compie oggi 60 anni, gran parte dei quali trascorsi in vasca difendendo i pali azzurri e delle società che ha rappresentato (Rari Nantes Bari, Waterpolo Bari, Volturno, Pescara, Roma, Bologna, Posillipo e Palermo). E dire che all’inizio il rapporto con l’acqua non era dei migliori: «Da bambino non amavo particolarmente l’acqua, facevo i capricci perché non mi piaceva lavarmi la faccia e i denti – racconta scherzandoci su -. Allora mio padre, abbastanza disperato, decise di portarmi in piscina. Ho continuato a nuotare fino a quando avevo 13 anni, poi sono passato alla pallanuoto. Con la palla ci si divertiva di più».
Con il passare del tempo si è affermato tra i portieri più forti nella storia della pallanuoto, originariamente però, giocava da centroboa. Come ha scoperto la vocazione da estremo difensore? «La storia di come ho cambiato ruolo è famosa. Successe durante una partita con la Rari Nantes Bari, in cui il nostro portiere fu espulso e fui io a mettermi in porta, parando anche un rigore. Poi ci fu un provino col Volturno e da allora è iniziata la mia carriera da portiere».
È difficile scegliere tra tante vittorie importanti ma c’è un trionfo al quale è più legato? «Indubbiamente alla finale delle Olimpiadi vinta a Barcellona nel 1992. Non partivamo assolutamente tra i favoriti di quel torneo e vincere in casa degli spagnoli che erano trascinati dal loro pubblico è stata un’emozione indelebile».
Dalla pallanuoto al calcio, è nota la sua passione per il Bari. Che ne pensa del campionato dei galletti e della rivelazione Caprile? «Sono tifosissimo dei biancorossi sin da quando ero bambino. Non mi aspettavo la sconfitta a Terni, un risultato che non ci voleva, perché in questa fase della stagione ogni punto pesa tantissimo. Nonostante ciò credo ancora alla promozione, anche se è difficile aspirare a quella diretta. Passare dai playoff, però, vorrebbe dire doversi confrontare con squadre molto forti. Caprile? Si vede che ha la stoffa, è anche lui un predestinato».