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Francesco Flachi, genio e sregolatezza: la sua è una storia di riscatto sociale

Talento puro, estro, generosità ed errori ma soprattutto riscatto sociale sono alcune componenti che hanno accompagnato la storia di quel bambino divenuto adulto, realizzando il sogno che aveva nel cassetto di diventare calciatore. Francesco Flachi, classe 1975 è cresciuto calcisticamente con la squadra della sua città. Ha vestito la maglia della Fiorentina, Bari, Ancona, della…

Talento puro, estro, generosità ed errori ma soprattutto riscatto sociale sono alcune componenti che hanno accompagnato la storia di quel bambino divenuto adulto, realizzando il sogno che aveva nel cassetto di diventare calciatore. Francesco Flachi, classe 1975 è cresciuto calcisticamente con la squadra della sua città. Ha vestito la maglia della Fiorentina, Bari, Ancona, della Samp per otto lunghi anni e poi Empoli e Brescia, prima della squalifica di 12 anni per essere risultato positivo alla cocaina, in quanto recidivo. Lui è ripartito più forte di prima ma soprattutto diventando un esempio. Ha scritto un libro autobiografico e girato un docufilm sulla sua vita prodotto da Dazn. Ricopre attualmente il ruolo di responsabile del settore giovanile del Golfo Paradiso. Il numero dieci per eccellenza si è raccontato ai nostri microfoni.

Flachi, ci racconti il suo debutto con la Fiorentina e quel coro “il ragazzo gioca bene”?

«Dopo aver vinto la Coppa Italia Primavera e Torneo di Viareggio, segnando anche in rovesciata, una delle mie specialità mister Claudio Ranieri mi volle fortemente in Prima Squadra e lo ripagai. Ho avuto la fortuna ed onore di giocare con Rui Costa, Batistuta, Effembrerg e tanti altri da cui ho appreso tantissimo. Ho debuttato in B contro il Cesena realizzando un assist decisivo e l’anno seguente in A col il Cagliari. Il calcio per me era passione pura. Dicevano che ero un bimbo prodigio».

Il Bari nel 1996/97 ha conquistato una promozione nella massima serie. Un campione di quel Bari, Klas non c’è più. I tuoi ricordi.

«Fu la mia prima esperienza lontano da casa e forse c’erano troppe aspettative. Non attribuisco colpe a nessuno, sia chiaro. Bari resta una città meravigliosa con un pubblico molto caldo. Conquistammo comunque una promozione in A da non favoriti. Ero legatissimo a Thomas Doll, uno dei tedeschi più forti con cui ho giocato, lui era capitano in campo e fuori. E poi, c’era Klas Ingesson un campione innato. Vi svelo che una volta, non ricordo la partita, mister Fascetti mi fece riscaldare per quasi 45 minuti ed io arrabbiato me ne andai prima nello spogliatoio. A fine gara quel gigante buono mi attaccò al muro, lui era così. In quella squadra c’erano Fontana, Manighetti, Volpi, Ventola, Garzya ed altri che hanno disputato carriere importanti».

Capitolo Samp e la squalifica: amori e dolori.

«Per me la Samp sarà sempre solo amore incontrastato. Anche se ricordo ancora quando mi chiamò l’allora dirigente sportivo dei blucerchiati, Beppe (Marotta, ndr) per dirmi che ero risultato positivo e che mi avvisò di lasciare la sede del ritiro a Bogliasco perché sarebbero arrivati giornalisti da ogni parte. Ma quei lunghi otto anni senza mai risparmiarmi, segnando caterve di gol e non a caso sono diventato il terzo miglior marcatore dopo due mostri sacri come Mancini e Vialli, significheranno pure qualcosa! Per l’amore della Samp avevo declinato offerte più remunerative ma lo rifarei. Dispiace aver interrotto così perché avrei potuto giocare ancora ad alti livelli. Poi arrivò la seconda squalifica e ho iniziato un calvario di 12 anni in cui solo il sottoscritto sa ciò che ha passato. Ho sbagliato e sono stato un pessimo esempio. Oggi, però sono un uomo migliore, ripartito dalle sue fragilità e smanioso di allenare e insegnare quel calcio che ho avuto la fortuna di farne parte da professionista».

La ripartenza dal Signa nel 2022 in Eccellenza. Oggi, rivesti il ruolo essere responsabile del settore giovanile di una società ligure. Cosa vuole fare da grande quel “ragazzo che dava del “tu” alla palla e se riconosci un tuo erede calcistico?

«Nel Signa ho avuto l’occasione di tornare ufficialmente su un campo da calcio e ringrazio il presidente, un mio amico e tifoso. Ho appeso le scarpe al chiodo ed insegno calcio. Sto prendendo il Patentino B per allenare in categorie superiori e mi ispiro ad un mister che son rimasto legatissimo, Walter Novellino, senza nulla togliere ad altri avuti. Mi piace però il calcio di Novellino ed ispiro. Riparto da me stesso, dalla mia forza e famiglia. Un mio erede calcistico? Dico Seba Esposito che milita nella Samp, un ex Bari. In lui rivedo alcune delle mie caratteristiche e grande determinazione, sono sicuro che farà molto bene».

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