Il match disputato il 24 giugno, contro la Croazia ha segnato non solo la conclusione della fase a gironi di questi Europei 2024, ma anche la fine del mio viaggio al seguito della nazionale italiana in Germania. È stato un epilogo emozionante che non poteva essere migliore, chiudendo una esperienza in cui ho cercato di immergermi e di portarvi con me con i video pubblicati sui social (Instagram, Facebook e TikTok) de “L’Edicola”, nelle vicissitudini di un torneo che è molto più di una semplice competizione calcistica.
Il viaggio
Gli Europei di calcio rappresentano un viaggio non solo tra i campi di diverse città, ma anche attraverso la cultura e i luoghi del paese ospitante, in questo caso, la Germania.
Il mio racconto inizia con il match a Dortmund contro l’Albania, vinto 2-1 dagli Azzurri. L’avventura è proseguita a Gelsenkirchen, dove abbiamo subito una sconfitta per 1-0 contro una fortissima Spagna, e si è conclusa lunedì a Lipsia con un pareggio 1-1 contro la Croazia, agguantato all’ultimo minuto.
Un tabellino di marcia che ha permesso alla nazionale di qualificarsi per gli ottavi di finale contro la Svizzera, ma non ha celato le lacune evidenti nella squadra guidata da Spalletti.
Carenze da colmare
Conseguenze, probabilmente, anche di una tendenza del calcio nostrano ad investire, negli ultimi decenni, su prestigiosi nomi stranieri piuttosto cui sui giovani talenti dei nostri vivai. Ad ogni modo l’auspicio è che queste carenze vengano colmate rapidamente per affrontare con maggiore serenità la fase eliminatoria, dove ogni errore potrebbe essere fatale.
Un aspetto che mi ha colpito durante questo viaggio, e un secondo punto che dovrebbe essere all’attenzione dei “piani alti” del calcio italiano, è stata la mancanza di organizzazione tra i supporter azzurri. Mentre gli albanesi e i croati erano presenti in gran numero e con grande coesione, gli italiani sembravano dispersi e meno coinvolti. Ci siamo forse troppo abituati a seguire le partite dal divano? Dove è finito il trasporto necessario per affrontare anche delle spese e i disagi di una trasferta per sostenere la propria nazionale? Molti dei croati intervistati avevano addirittura preso dei giorni di ferie per poter essere al fianco dei loro beniamini. Proprio dialogando con qualcuno di loro si ipotizzava che, questo fenomeno della scarsa presenza di supporter azzurri, potrebbe essere anche causata dal grande prestigio di tante nostre squadre di club che già catalizzano l’attenzione e le risorse dei tifosi nostrani.
Le conclusioni
Il viaggio al seguito della nazionale è stato comunque anche un’opportunità per esplorare la Germania. In dieci giorni ho attraversato il Paese da ovest a est, passando per il nord: un totale di circa 2000km a bordo di treni, bus, tram, monopattini e biciclette. Ho scoperto luoghi meravigliosi come Amburgo, Brema e Berlino.
La capitale tedesca mi ha affascinato con la sua vivacità e la sua arte, nonostante l’iniziale impatto della stazione grigia e massiccia. Berlino è una città che racconta la sua storia attraverso i muri e le persone, e trasmette un forte messaggio di libertà e inclusione. Quasi a volersi scrollare di dosso il “peso” della storia.
È stata anche un’occasione per conoscere meglio i tedeschi, un popolo cordiale ma estremamente rigido, specialmente sul lavoro. Provo a spiegarmi con un esempio: gli amici Roberta e Pasquale che vivono a Lipsia ormai da 6 anni, mi hanno raccontato di riunioni condominiali organizzate solo durante l’orario lavorativo (dell’amministratore) o di appuntamenti dal dentista impossibili da prenotare fuori dagli orari lavorativi. Insomma: “gli orari sono questi, se vuoi devi adattarti tu”.
Questo rigore, che una volta era la forza della Germania, sembra tuttavia un po’ appannato: non si contano i disservizi e ritardi, soprattutto nella gestione dei trasporti pubblici, che i tifosi sono stati costretti ad affrontare e di cui sono testimone in prima persona.
Ad ogni modo l’esperienza di seguire la nazionale all’estero è una esperienza meravigliosa soprattutto quando sei sugli spalti e le casse iniziano a intonare l’inno che personalmente ritengo l’inno più bello del mondo. Per due minuti hai la sensazione di essere in famiglia, tutte le discrepanze, le divisioni interne, il razzismo territoriale lasciano spazio a un sentimento di fratellanza e amicizia.
Pugliesi, lombardi, siciliani, piemontesi si ritrovano orgogliosamente uniti dietro il bianco, il rosso e il verde della nostra bandiera mentre intonano quelle parole “Fratelli d’Italia… siam pronti alla morte l’Italia chiamò. Si!”. Speriamo che l’azzurro della nazionale possa ispirare anche chi, ancora oggi, cerca di dividere la nostra meravigliosa terra. Forza Azzurri!