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Dinastia Sibilli, quando Peppe giocava con papà Salvatore nel Sant’Agnello: «Ora è pronto per la A»

C’è un altro Giuseppe sulla copertina del Bari. Se in primo piano spicca il ruolo di Beppe Iachini, tocca a Peppe Sibilli riempire, con merito, il resto della pagina, a suon di gol e prestazioni da urlo, anche quando della squadra biancorossa non c’era traccia, o quasi. Dopo anni passati in sordina, il biancorosso sta…

C’è un altro Giuseppe sulla copertina del Bari. Se in primo piano spicca il ruolo di Beppe Iachini, tocca a Peppe Sibilli riempire, con merito, il resto della pagina, a suon di gol e prestazioni da urlo, anche quando della squadra biancorossa non c’era traccia, o quasi. Dopo anni passati in sordina, il biancorosso sta consacrando le qualità dell’attaccante napoletano. Chi non ha mai smesso di credere nella possibilità che il 27enne napoletano potesse dimostrare il suo valore è il papà del numero del 20 del Bari. Salvatore Sibilli, detto Sasà, 47 anni, oggi allenatore, con più di 200 gol segnati in carriera tra campionati dilettantistici e serie C.

Salvatore, Peppe Sibilli sulle orme del papà: professione bomber?

«Io ero un po’ più veloce, lui un po’ più potente. È maturato tantissimo. A Bari sta avendo quello che gli è mancato a Pisa. La società e tutti gli allenatori gli stanno dando fiducia, e lui, fortunatamente, la sta ripagando. Si sta esprimendo al massimo. È forte, bravo tecnicamente, un sanguigno. Uno che non vuole mai perdere».

Com’è stato l’impatto con mister Iachini?

«Lo conosciamo da una vita. Un allenatore molto esperto, tosto di carattere. A Peppe mancavano la giusta mentalità e la cattiveria, Iachini gliele sta dando. Me ne ha parlato alla grande. È un tecnico che si fa rispettare. Sta dando la “mentalità” anche a qualcuno che ne aveva meno. Ora vedo la squadra più compatta in fase difensiva».

Se l’aspettava una crescita così di Giuseppe?

«Non lo dico perché parliamo di mio figlio, ma me l’aspettavo già da una vita. Ha qualità tecniche e fisiche molto importanti. A Pisa non ha avuto la giusta fiducia: entrava, faceva gol e poi finiva in panchina la settimana dopo. Ora la fiducia se la sta guadagnando e meritando».

È a quota 9 gol in campionato, dove può arrivare?

«Può fare ancora meglio. È un attaccante che calcia bene con entrambi i piedi; salta l’uomo; ha un fisico possente; è tecnicamente valido. Con le caratteristiche che possiede può fare ogni anno dai 14 ai 15 gol».

Proprio come lei, suo figlio sta dimostrando grande versatilità: punta centrale, attaccante esterno, seconda punta, trequartista, mezzala…

«Gli mancava la cattiveria che ora sta acquisendo. Può fare tutto lì davanti, è giocatore completo, mi aspetto tanto da lui».

Sibilli junior è pronto per la serie A?

«Per quello che vedo, in A può starci tranquillamente. Con le sue qualità fisiche e tecniche potrebbe farlo tranquillamente il passo».

Magari con il Bari?

«Magari. Sarebbe la gioia più bella, per lui e per me, se riuscisse a centrare questo traguardo in una piazza grande e importante come Bari».

E questo Bari, ce la può fare a rientrare nella lotta promozione?

«I playoff sono tranquillamente alla portata dei biancorossi. Squadra e allenatore sono giusti per puntare all’obiettivo. Con qualche vittoria in più i calciatori potranno acquisire la tranquillità che gli mancava».

C’è un episodio della sua carriera: lei che segna e suo figlio che corre ad abbracciarla. Se lo ricorda?

«Come no. Accadde negli ultimi tre anni della mia carriera. Mi chiamò l’ex presidente del Sorrento. Si era appena trasferito al Sant’Agnello. Mi chiese degli under e di puntare su mio figlio. Così decisi di portarlo con me. Abbiamo giocato insieme. Io facevo il play davanti alla difesa. È stata la gioia più bella della mia carriera poter esultare con mio figlio sul campo dopo un gol segnato da me o da lui».

Le sta dando dei consigli?

«Non l’ho mai assillato, anche quando giocava con me. Ho sempre cercato di fargli capire che anche quando non giocava, pur meritandolo, doveva stare sempre sul pezzo, allenarsi alla grande e sfruttare al meglio le sue qualità».

È stato lei ad inculcare la passione per il calcio a Peppe?

«No, lui da piccolo veniva a vedere le mie partite. È cresciuto con il pallone, stava sempre con me. Ha mantenuto sempre questa passione. Giocava di continuo in casa e per strada. Lo andavo a recuperare ovunque. Tornava sempre sudicio. Ricordo come se fosse ieri che la mamma era costretta a lavarlo con la spugnetta per i piatti per quanto fosse sporco e lui piangeva».

Bari piazza ideale per esplodere?

«Gli sta dando quello che gli mancava. Si sente a casa. Gli piace tantissimo vivere lì, per l’ambiente, per la piazza, perché è una città simile a Napoli. Giocare davanti ad un pubblico così, in uno stadio straordinario come il San Nicola lo porterà a dare il massimo. Ci sono tutti i presupposti per affermarsi».

Il Bari è intenzionato ad esercitare il diritto di riscatto a fine stagione. Scelta giusta?

«Secondo me sì. Sia da parte della società che di Peppe, credo sia una scelta giustissima».

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