La decisione era nell’aria e mister Delio Rossi l’ha confermata nella conferenza stampa indetta nel pomeriggio presso la sala Fesce dello Zaccheria: il prossimo anno non sarà alla guida del Foggia.
«È tempo di bilanci. È da un mese e mezzo che non parlo. Comincio col dire che penso sia sotto gli occhi di tutti quello che ha fatto la squadra. Alla chiamata del Foggia non potevo dire di no. Il mio contratto sarebbe scaduto al 30 giugno 2024 ed eravamo d’accordo che alla fine del campionato avremmo fatto un bilancio e valutare cosa fare in futuro», ha detto l’ormai ex tecnico rossonero visibilmente commosso ma deciso e convinto. «Dal mio arrivo a Foggia ho sospeso i rapporti con tutti. Non ho avuto contatti con amici e parenti, lavorando 24 ore al giorno, pensando esclusivamente alla squadra. Da recluso. Questo è il mio modo di fare calcio. Soprattutto in questa città dalla quale ho ricevuto tantissimo. Abbiamo cullato un sogno che non è finito come immaginavo», ha aggiunto.
Rossi ha ringraziato «il presidente per avermi dato la possibilità di allenare a Foggia. Ma devo ringraziare i ragazzi specialmente dal punto di vista morale. Non avete idea di quello che hanno passato in questa stagione. Quattro cambi di allenatori. Senza un campo di allenamento. Scendendo in campo nonostante i problemi fisici. Subendo le contestazioni. Anche in modo ingeneroso. Non ultima la perla di ieri con l’auto di Di Pasquale presa a colpi di pistola». Ringraziamenti anche per «il vice allenatore, Fedele Limone, tutto lo staff e quelli che hanno permesso di cullare il sogno. Non arrivato per motivi che esulano dal mondo del calcio. Le motivazioni posso immaginarle ma le tengo per me. Se non ho commentato è perché non potevo fare commenti».
Delio Rossi ha quindi annunciato che «l’anno prossimo non sarò l’allenatore del Foggia. Anche se fossimo andati in B sarebbe stata la stessa cosa. Qui non riesco ad essere razionale. Sono troppo legato affettivamente e non posso vivere da recluso per un altro anno. Non sarebbe corretto per me e per la mia famiglia. Sono un combattente e troppo coinvolto a Foggia per poter svolgere il mio ruolo serenamente. Al rientro in città lunedì mattina ho avvisato la società della mia decisione. Il Foggia troverà sicuramente un allenatore anche più bravo di me che abbia meno rapporti col territorio. Che sia più distaccato. Io sono troppo coinvolto. Sono e sarò sempre tifoso del Foggia».
Sicuramente gli episodi di cronaca nera dopo la sconfitta nella gara di andata dei playoff col Cerignola e l’episodio post Lecco hanno inciso sulla decisione del mister. Che continua così: «Esternamente ci vedono brutti sporchi e cattivi. Ci vedono male ma non facciamo nulla per riscattarci. Non mettiamo in mostra le nostre eccellenze. Qui c’è un tifo sempre passionale che forse non lo vivi neanche in categorie superiori. Ma ho visto anche qualcosa che è andata oltre il tifo. E non mi ha fatto piacere. Accetto il dissenso, la contestazione ma la sopraffazione, la violenza, non posso accettarle. Non si deve minacciare fisicamente. Non è questo il modo civile di dissentire».