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Da terzo portiere a titolare, il grande salto di Pissardo. L’ex preparatore Zotti: «Il Bari investa su di lui»

Due fattori hanno tenuto in vita il Bari nella gara 1 dei playout di Serie B contro la Ternana, evitando che la sfida di ritorno si trasformasse in una missione impossibile: la rete del momentaneo vantaggio di Nasti e Marco Pissardo. Dopo la staffetta con Farroni per il ruolo di secondo, il 26enne portiere di…

Due fattori hanno tenuto in vita il Bari nella gara 1 dei playout di Serie B contro la Ternana, evitando che la sfida di ritorno si trasformasse in una missione impossibile: la rete del momentaneo vantaggio di Nasti e Marco Pissardo. Dopo la staffetta con Farroni per il ruolo di secondo, il 26enne portiere di Verbania ha guadagnato i guantoni di titolare da oltre un mese a discapito di Brenno. Provvidenziale la sua uscita al 7’ su Carboni, ma ancora più decisivo il rigore respinto a Casasola all’11’, sul parziale di 0-0.

Per Carlo Zotti, ex estremo difensore della Roma, già preparatore di Pissardo ai tempi del Lecco sotto la direzione tecnica di Domenico Fracchiolla (ex responsabile del settore giovanile del Bari), oggi al Benevento con lo stesso ruolo, non si tratta di una sorpresa. «Sto seguendo le gare del Bari con particolare attenzione perché sta giocando Marco. Sono molto contento e orgoglioso di lui. Ho sempre sostenuto che potesse starci in Serie B. Il fatto che ci sia arrivato e che ora tocchi a lui non mi sorprende».

Com’è andata a Lecco?

«Con Marco c’era un rapporto particolare, abbiamo lavorato insieme due anni (’20-’22). È stato un periodo di crescita, con ottimi risultati individuali e di squadra. Nella prima stagione venne eletto miglior portiere del girone A di serie C. Si tratta di un ragazzo intelligente, che ascolta ed è sempre concentrato sulla crescita e il rendimento. Ha delle qualità tecniche importanti, a livello emozionale e comportamentale. Si è preso questa responsabilità, ma fa parte del nostro mestiere».

L’ha sentito dopo Bari-Ternana?

«Sì, gli ho fatto i complimenti. Mi ha confidato di non aspettarsi di giocare sotto pressione al primo anno di B. Gli ho detto di stare tranquillo e che era successo anche a me in Serie A alla Roma, nell’anno in cui ho fatto più presenze (2004-2005), dopo l’infortunio di Pellizzoli. Gli ho ricordato che da quella esperienza ho imparato tanto. Rigore a parte lo vedo sul pezzo, attento. Ho percepito che la sta vivendo intensamente, ma con responsabilità. È un momento di gioia condivisa».

Come giudica il rigore parato?

«Ha messo in pratica i suoi punti di forza: esplosività e reattività. Ha una buona media tra rigori subiti e parati (3 in carriera). Non posso dire se sia un para rigori, ma l’uscita a freddo su Carboni mi ha subito fatto pensare che fosse in giornata. Parare in quel modo dà grande carica, pesa sulla partita e sull’economia del doppio confronto. Sicuramente è una serata da ricordare per lui. Ma come ci siamo detti al telefono non c’è tempo di esultare, perché bisogna subito pensare alla gara di ritorno».

Ci parli dei suoi punti di forza.

«Come anticipato, la reattività è una delle sue doti migliori. Ha ottime letture, sia nello spazio che nella porta. Ma se la cava molto bene anche nella gestione con i piedi: è sempre pulito, non si inventa nulla. C’è anche un valore aggiunto: sotto pressione tira fuori il meglio. E mi permetta di evidenziare un aspetto…»

Prego.

«È un ragazzo prezioso per lo spogliatoio, sa bene quanto sia fondamentale la forza del gruppo. Lascia sempre un buon ricordo ai ragazzi e allo staff. Una persona affidabile, che dà tanto dove lavora».

Difetti?

«Non me ne vengono. Forse qualche situazione sul posizionamento, cosa che ha corretto con il tempo».

Da terzo a titolare: come si vive?

«Nel ruolo di portiere si creano sempre delle gerarchie. Delle volte sono ben definite, sapendo di essere il secondo o il terzo. Quando è arrivato a Bari sapeva perfettamente quale sarebbe stato il suo ruolo. Attraverso il lavoro ha saputo cogliere l’opportunità per mostrare le proprie qualità. Conoscevo il potenziale di Brenno, ma allo stesso tempo sapevo che Pissardo si sarebbe fatto trovare pronto. Il suo obiettivo era mettersi in mostra. Sa cosa mi confidò dopo il trasferimento in biancorosso?»

Dica pure.

«Mi disse: “Mi farò conoscere, è troppo importante questo treno per me”. Poi è stato bravo e ha dato seguito alla sua crescita. Il lavoro che ha fatto sta venendo fuori, anche se a discapito di un altro portiere. Ma questo è il calcio».

Dopo le trafile nelle giovanili dell’Inter si aspettava un approdo più precoce in B?

«Tante volte ci sono delle scelte che poi non si rivelano giuste. Ricordo il nome di Pissardo dai tempi del vivaio dell’Inter. Al Torneo di Viareggio (2018) fu eletto miglior portiere. Una società quando vuole valorizzare un ragazzo gli fa fare delle esperienze, che non sempre vanno bene. In Lega Pro ha trovato continuità, per presenze e prestazioni, ovunque è stato ha fatto la differenza. Ora è il primo anno di B e sta dimostrando di essere all’altezza. Quando eravamo insieme al Lecco mi chiese se fosse la Lega Pro il suo livello. Gli risposi di stare tranquillo, perché le qualità c’erano, ma bisognava solo aspettare l’annata giusta. La possibilità che gli ha offerto il Bari se l’è mangiata».

Crede che il Bari abbia trovato un portiere su cui investire per il futuro?

«Secondo me sì. Si sta facendo conoscere e apprezzare. A bocce ferme si faranno le valutazioni. Ma il profilo di Pissardo è da Bari, può essere una risorsa. Sono convinto che possa fare la differenza in serie B e mi augurio che possa farlo nel Bari».

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