Compattezza, idee e atteggiamento: così il Bari di Mignani mette dietro le grandi

Se le prime otto gare stagionali fossero un film, i fotogrammi della trasferta di Cagliari ne rappresenterebbero la locandina. Lo storico successo conquistato in Sardegna, a 21 anni dall’ultima volta, è il manifesto del Bari 2022-2023. Una squadra capace di vincere alzando sempre l’asticella del livello di difficoltà. Dallo spettacolo dei sette gol rifilati in Coppa Italia, a Padova e Verona, all’affermazione non senza brivido e sofferenza di Perugia, passando anche dal pari scoppiettante conseguito a Parma, per arrivare alla crescita mostrata negli ultimi 180 minuti con Cosenza e Cagliari, dopo i due «folli» pareggi interni al cospetto di Palermo e Spal.

Il Bari che ha espugnato l’Unipol Domus, non lontano da quel Sant’Elia quasi sempre tabù, è l’emblema del percorso di crescita mostrato dalla «matricola» biancorossa in B.

I novanta minuti disputati contro la squadra di Liverani fanno il paio alla prestazione offerta una settimana fa contro i calabresi sul piano non solo del risultato, ma anche di doti come compattezza, solidità e cinismo. Di fatto l’1-0 finale, ancora una volta nel segno di «re Mida Cheddira», è la sintesi dell’equilibrio tanto cercato da Mignani e paradossalmente ritrovato proprio contro una delle formazioni più attrezzate della categoria per la vittoria del torneo. Alla faccia del teorema di «anticalcio» proposto dal poco obiettivo Liverani per descrivere la prova del Bari, apparso più uno sfogo dettato dalla delusione, piuttosto che un’analisi oggettiva dei 90 minuti.

Come a Cosenza anche a Cagliari la partita è stata risolta da una giocata dell’attaccante italo-marocchino, subendo nelle due uscite non più di quattro vere palle gol. Solo in un caso, contro i rossoblu calabresi, a causa di una leggerezza da cui è nata una ripartenza fortunatamente non mortifera. Per il resto il volto del Bari è stato quello della «tranquillità». Ossia di una squadra capace di difendere con ordine, disinnescando ogni trama di gioco degli avversari. Un concetto che inevitabilmente si è tradotto nel sacrificio della fase offensiva, comunque valorizzata dall’opportunismo dimostrato nelle uniche azioni concesse da chi era di fronte. La giocata sarda sull’asse Maita-Cheddira è il trionfo di tecnica e rapidità di esecuzione, nel trasformare in oro un disimpegno errato. Qualità che splendono sul numero 4 biancorosso, imprescindibile in termini di equilibrio, e ancora più sul compagno ex Parma.

Vincenti tutte le mosse del tecnico Mignani: in primis la scelta di Vicari al posto di Terranova, che comunque era apparso in crescita otto giorni fa. Il centrale romano, finalmente partito titolare in campionato dopo i guai fisici di inizio stagione, è stato decisivo soprattutto nella lettura dello sviluppo del gioco della squadra di Liverani. Con il risultato di neutralizzare, con il contributo più che prezioso dell’«immortale» Valerio Di Cesare (a Cagliari praticamente perfetto), gente come Lapadula e Nandez, prima, e Pavoletti dopo.

In cattedra è salito anche Maiello, molto efficace in fase di interdizione. Sacrificio è la parola a cui ha ispirato il suo lavoro anche Folorunsho che contro i sardi ha mostrato una faccia più «cattiva» del solito.

Da non trascurare la mossa del tecnico ligure tra primo e secondo tempo, quando ha mandato in campo Mazzotta al posto di Ricci, già ammonito. Scelta dettata dal bisogno di un uomo «dal cartellino pulito per continuare ad agire con aggressività» sulla corsia destra degli isolani.

I tre punti di Cagliari sono dunque il segno di una squadra cresciuta sotto ogni punto di vista. La «compattezza» profetizzata da Mignani per commentare il successo rispecchia quello «spirito combattente da C, accompagnato dalla idee», teorizzato prima dei 90 minuti proprio dall’allenatore genovese.

Il tecnico biancorosso chiede a tutti di restare con «i piedi inchiodati per terra», ma nel frattempo il Bari è lassù in classifica, in quarta posizione con 12 punti. Imbattuto dopo sei turni. Con tre vittorie consecutive fuori casa e zero gol subiti nelle ultime due gare. Per ora Cagliari, Parma e Genoa, giusto per citarne alcune, devono mettersi dietro e inseguire. Il futuro è tutto scrivere. E la strada la traccia il capitano Di Cesare: «Se continuiamo con questa compattezza e atteggiamento possiamo sognare. Che è quello che interessa a me».

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