Caprile e il suo Bari: «Vogliamo giocarci fino alla fine la promozione in A»

«Mi aspettano tre mesi di fuoco: con il Bari siamo in corsa per andare in Serie A e vogliamo giocarci le nostre chance fino alla fine, poi c’è l’Europeo Under 21, dove spero ovviamente di esserci». Dal ritiro azzurro in Serbia l’estremo difensore biancorosso Elia Caprile, raccontandosi in un’intervista pubblicata sul portale della FIGC, ha fissato senza giri di parole obiettivi e ambizioni personali. Il portiere ex Leeds è alla sua terza chiamata stagionale in Under 21, convocato dal commissario tecnico Nicolato per le amichevoli che gli Azzurrini disputeranno domani contro la Serbia, a Backa Topola, e il 27 marzo contro l’Ucraina, a Reggio Calabria. Test di preparazione in vista dell’Europeo di categoria al via a giugno. «Arrivando in Nazionale ho avuto la sensazione di vivere in una grande famiglia, e anche di essere osservati dal Ct (Mancini, ndr)», ha raccontato Caprile, che confida in una maglia da titolare nelle due prossime gare, vista la chiamata in nazionale maggiore di Carnesecchi a causa dell’infortunio di Provedel.

Stagione da incorniciare per il 21enne veronese, passato in pochi mesi dalla Serie C, con la maglia della Pro Patria, al palcoscenico del San Nicola, arrivando fino al “quartier generale” azzurro in Toscana: «Ho vissuto un periodo di cambiamenti: se qualcuno, un anno fa, mi avesse detto che avrei giocato da titolare nel Bari e in Nazionale, mi sarei sentito quasi preso in giro. Ma ho sempre saputo da dove sono partito e dove voglio arrivare: i sacrifici pagano».

L’ultima convocazione in Under 21 ha un profumo ancora più intenso visto il momento d’oro di Caprile, tra i pezzi più pregiati della rosa costruita l’estate scorsa dal direttore sportivo Ciro Polito e già corteggiassimo.

La rete di Partipilo, che ha condannato il Bari alla sesta sconfitta in campionato, ha interrotto un’imbattibilità in Serie B che resisteva da 466 minuti, record assoluto in questa stagione; 30 partite da titolare su 30; 28 gol subiti, mentre in 11 occasioni il classe 2001 non ha mai raccolto il pallone dalla sua porta. Numeri, che insieme alla tecnica e alla personalità mostrate, testimoniano quella che può definirsi una vera vocazione tra i pali di Caprile, partita però da molto lontano: «Non ho desiderato altro che fare il portiere, la mia non è una storia di un ragazzino messo tra i pali perché mancava chi parasse. Mi sono innamorato di questo ruolo sentendo i racconti di mio padre del Napoli di Garella, vedendo le gesta di Zoff e quelle di Buffon. Il mio supereroe, ma che ho scoperto essere una persona straordinaria». «Julio Cesar, Alisson, Oblak, Ederson, Courtois e Maignan», i “colleghi” più apprezzati dal giovane portiere. Lo scorso 14 gennaio Caprile ha coronato il sogno di una vita, incontrando il suo idolo al San Nicola, nel match vinto dai biancorossi 4-0 contro il Parma: «Mi metto qui, davanti allo spogliatoio: finché non esce Gigi Buffon io non me ne vado», il retroscena rivelato dal Numero 18.

Cruciale nel percorso di maturazione dell’estremo difensore del Bari la tappa al Leeds allenato da Bielsa: «Mi ha lasciato tantissimo anche a livello personale: un uomo vero, che ci parlava di calcio, ma anche della storia di un suo amico minatore, che guarda in basso ma senza mai perdere di vista la luce. E poi ci parlava di sogni».

Non un sogno l’approdo l’estate scorsa di Caprile a Bari, dove lo aspettava un contratto triennale. Pronti, via ha subito conquistato la fiducia di Mignani, scavalcando l’esperto Frattali: «La maglia numero 1 era di Gigi, non mi sono neanche azzardato a chiederla. La 12 e la 22 non mi piacciono particolarmente, così ho scelto il 18, giorno di nascita di mio padre (tatuato anche sul corpo, insieme alla data di nascita della mamma e di suo fratello) e della mia ragazza».

NBA, film, libri alcune delle passioni coltivate fuori dal campo. Su tutte il pianoforte, vissuto come «un punto di connessione» con la nonna materna scomparsa.

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