Capitano del Bari guidato da Bolchi nel biennio ’83-’85 e autore della doppia promozione dalla C alla A: leader, uomo spogliatoio, dopo la fine della carriera di calciatore amico del tecnico milanese. Tra le icone delle epiche imprese in Coppa Italia nella stagione ’83-’84, quando il suo Bari in C1 mise paura alla Juve di Platini, eliminandola: Totò Lopez commenta a L’Edicola del Sud la scomparsa di Bruno Bolchi.
Che ricordo ha di Bruno Bolchi?
«Un Grande signore, e specifico la lettera maiuscola. In carriera ho capito quanto persone così siano eccezionali. Sapeva tenere lo spogliatoio perfettamente. Gli volevamo tutti bene; le riserve più di noi titolari.»
Come ha accolto la notizia della sua scomparsa?
«Sa cosa mi ha fatto star male? Io e Bruno – racconta Lopez con commozione – ci sentivamo sempre in occasione dei nostri compleanni. Quando l’ho chiamato il 21 febbraio per fargli gli auguri mi aveva chiesto di organizzare una rimpatriata con tutto il gruppo protagonista dell’impresa dell’84. Sembrava che volesse vederci a tutti i costi per stare con noi. Chissà, forse avvertiva un presagio. Oggi alla notizia della sua scomparsa mi ha scioccato ripensare a quella telefonata. Mi sento in colpa per non aver fatto in tempo a realizzare il suo grande desiderio.»
Qual è il ricordo più bello?
«Senza dubbio la vittoria in Coppa Italia con la Juve. Prima di scendere in campo ci disse, forse per allentare la tensione, di ‘non subire più di tre gol’. Dopo la nostra vittoria, con un mio gol, mi rivolsi a Bolchi: “Mister lei è un uomo di poca fede”. Compimmo un’impresa pazzesca, a Torino poi. E ci ripetemmo in casa pareggiando alla fine. Quei due anni rappresentano i ricordi più belli della carriera. Due promozioni, quasi una finale. Ci divertivamo e vincevamo. Una combinazione stupenda.»
Qual è stato il valore più grande di Bolchi?
«Umanamente era pazzesco, ma se mi permette vorrei raccontarle un aneddoto per rispondere alla sua domanda.»
Prego.
«In Serie B perdemmo 3-0 una partita a Parma, condizionata dalla nebbia. A tre minuti dalla fine l’arbitro decise di sospenderla. In camera d’albergo fui raggiunto da un giornalista. Mi chiese come mai in “casa” avessimo un ottimo rendimento, mentre fuori facessimo fatica e le perdessimo quasi tutte. Gli risposi, credendo di parlare in via confidenziale, che mi faceva arrabbiare il fatto che il mister nelle gare esterne schierasse un difensore in più per puntare al pareggio. Il giorno dopo venne fuori un titolone “Lopez contro Bolchi”. Io ero il capitano di quella squadra. Ebbene, quella mattina il mister mi aspettò sulle scale prima di fare colazione. Credevo che si sarebbe infuriato. Invece, con stile e signorilità, mi mise una mano sulla spalla, e mi parlò. Ci chiarimmo. Il nostro rapporto proseguì serenamente. Altri se la sarebbero legata al dito, me l’avrebbero fatta pagare.»
Ritiene che possano esserci le condizioni per ripetere l’impresa del doppio salto?
«Ci pensavo dopo la vittoria a Cagliari. Mi sono detto: ‘Hai visto mai…’ La nostra squadra in C era fortissima, non a caso facemmo fuori squadre come Juve, Lazio, Fiorentina, Udinese. Ho visto giocare il Bari, onestamente un pensiero lo faccio. Vincere a Cagliari è un bel segnale. Così come il successo di Perugia. Quella sera guardai la partita con Giovanni (Loseto, ndr). Gli dissi: “Hai visto che personalità?”. Speriamo si possa ripercorrere la nostra impresa. Le basi ci sono. E Polito è l’uomo giusto.»
Vede analogie tra il suo Bari, quello di Bolchi, e la squadra di Mignani?
«Il gruppo, lo spirito con cui il Bari scende in campo, quella voglia di lottare e di non arrendersi. Il fatto che si divertano a giocare insieme. Hanno costruito una gran bella squadra. Quel Folorunsho mi piace particolarmente. Mancava un giocatore così a centrocampo. Cheddira mi ricorda Messina, specie sotto l’aspetto caratteriale. È forte, umile, non molla mai. In porta hanno trovato un ottimo portiere come Caprile. Anche l’anno della promozione in A Bolchi lanciò a sorpresa Imparato tra i pali al posto di Mascella e fu titolare tuta la stagione. Non lo voglio dire, ma questa squadra sembra che stia ripercorrendo le nostre tappe…»