Bari, senti Spinesi: «Marino è l’uomo giusto. Ora società, squadra e tifosi si compattino»

Se quello del neo allenatore del Bari Pasquale Marino può definirsi un calcio votato esclusivamente all’attacco, Gionatha Spinesi, ex centravanti biancorosso (58 gol in 5 stagioni tra il ’97 e il 2004), è da considerarsi come uno degli ambasciatori più rappresentativi ed efficaci del tecnico siciliano. Basti pensare ai 62 gol segnati in tre stagioni consecutive tra Serie B e A con le maglie di Arezzo e Catania proprio sotto la guida del “maestro” di Marsala, utili a conquistare una promozione nella massima serie. L’uomo giusto per analizzare il ribaltone sulla panchina pugliese.

Spinesi, giusto esonerare Mignani?

«Prima di tutto bisogna fargli un applauso, per tutto ciò che ha fatto a Bari. Lo devono fare tutti, dalla società ai tifosi. Per pochi attimi non ha centrato la Serie A al primo colpo. Quest’anno le cose non stavano andando bene. Serviva una scossa e come spesso accade nel calcio la società ha dovuto cambiare per dare una sterzata, perché è sempre più facile mandare via l’allenatore, piuttosto che 25 ragazzi. Gli auguro tutto il bene della vita».

Marino è l’uomo giusto per dare la scossa?

«Per bravura e qualità è uno dei top in giro. Polito conosce le sue doti, dentro e fuori dal campo. Sono convinto che possa essere l’uomo giusto per dare prima una raddrizzata alla stagione e poi per puntare ai playoff. C’è tempo per la risalita. Attenzione, non dico che abbia la bacchetta magica. Ma nel giro di 2-4 settimane farà giocare la squadra secondo la sua filosofia. Ora è importante che tutte le componenti, società, allenatore, squadra e tifosi, si compattino».

Come descrive l’uomo e l’allenatore Pasquale Marino?

«Sono molto legato a lui. Sa dare molto anche all’esterno del campo. È siciliano, può sembrare introverso, ma è molto piacevole. Secondo me riuscirà ad instaurare un rapporto splendido con i calciatori. Se lo seguiranno per bene avrà la possibilità di fare vedere le sue qualità di allenatore. Non scordiamoci dei ragazzi che sono passati da lui: gente come Polito, Caserta, Sottil, De Zerbi, uomini che hanno imparato tanto dal suo gioco. Non è un caso che alcuni di loro siano finiti su palcoscenici importanti».

Che ruolo ha avuto Marino nella stagione 2005-2006 a Catania, chiusa con la promozione in Serie A?

«Fu determinante già l’anno prima ad Arezzo quando mi laureai capocannoniere con 22 gol, davanti a Tavano e Milito. È stato fondamentale, perché ha saputo mettermi nelle condizioni affinché potessi esprimermi al meglio, dentro e fuori dal campo. Ho sempre dovuto dimostrare di meritare il posto. A fine anno mi chiese dove sarei andato, perché mi avrebbe voluto con sé. Un giorno mentre stavo pescando mi chiamò dicendomi se volessi seguirlo a Catania per vincere il campionato. Feci 23 gol in B e l’anno dopo 17 in A. Mi ripete sempre che è stato fortunato ad avermi nelle sue squadre. Ma penso di essere stato io quello fortunato. Mi ha insegnato il calcio vero».

Polito definisce Marino un “maestro di calcio”…

«Parla la sua carriera. Spesso è subentrato in situazioni difficili, ha dato una inquadratura e poi altri hanno vinto. È successo con Frosinone, Spezia ed Empoli».

Il periodo di inattività può pesare su motivazioni e rendimento?

«Quando lo chiamo so già che la telefonata non durerà meno di un’ora e mezza. Questo è segno che sia una persona viva, con ambizioni e tanta voglia di dimostrare ancora. Bari è uno stimolo enorme per lui. Sono convinto che possa essere per se stesso e per la piazza un gran bene. Potrà dare ancora più stimoli».

Cosa dobbiamo attenderci dal calcio di Marino?

«Ha un modo di giocare semplice, offensivo, dove tutti sanno quello che devono fare. Sono molto curioso di vederlo all’opera. Utilizza il 4-3-3 o il 3-4-3. Un gioco nel quale la priorità è creare, dove si difende attaccando. Ogni ragazzo conosce i movimenti dei compagni. Il suo è un calcio bello e coinvolgente, purché tutti siano concentrati. Si fanno bene le due fasi e si pensa sempre alla vittoria, costruendo dal basso e non buttando mai il pallone. Ha lanciato 15-20 anni fa l’idea di calcio che vediamo oggi».

Il Bari possiede giocatori adatti al gioco di Marino?

«Il Bari ha calciatori di qualità, quelli che servono per il gioco di Marino. Dopo un periodo di assestamento i movimenti verranno naturali e tutti ne beneficeranno. Penso che si possa creare un connubio importante. Se la scintilla scatterà nei tempi giusti il Bari potrà dire la sua anche per la A diretta».

Quindi dobbiamo immaginare un attacco rivitalizzato?

«Non soltanto, credo che anche molti centrocampisti faranno gol. Penso che il reparto offensivo con l’arrivo del mister sia stato benedetto. Perché quello che impari con lui in pochi lo insegnano».

Cosa dobbiamo attenderci dal vice Mezzini?

«È sempre stato con Marino. Persona squisita. Sono due uomini veri. Se potessi direi “dategli tutta la fiducia del mondo”. Il Bari non avrebbe potuto scegliere di meglio».

Si aspettava un inizio così in salita della squadra biancorossa?

«Sì e no. No, perché pensavo che i ragazzi avessero capito l’importanza di ogni singola partita giocata dopo quella finale playoff persa. Sì, perché in questi casi o scatta una reazione veemente per riprendere quello che è sfuggito oppure si rischia di scendere in campo con presunzione, sentendoti forte “perché sei il Bari”, e così può accadere che il gatto resti nel sacco. Le partite si vincono sul campo. Ora che ha pagato il mister dovranno assumersi tutti maggiori responsabilità. Se dovessero sbagliare ancora la colpa ricadrebbe sul gruppo. Sarà uno stimolo importante per tutti».

Adesso avrà il Bari ancora di più nel cuore?

«Tiferò sempre di più, tranne quando giocherà contro il Pisa».

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