Bari, Puscas compleanno amaro. Il re di gennaio in panchina e Iachini sconfessa se stesso

Torta di compleanno amara per George Puscas. Ieri l’attaccante romeno del Bari ha spento 28 candeline, con un desiderio espresso solo “dalla panchina” e un messaggio di auguri del club dal sapore di una beffa. Ha fatto molto rumore l’esclusione dell’ex Genoa dalla gara persa venerdì scorso contro la Cremonese, durante la quale non ha smesso la tuta neanche per un minuto di gioco. La situazione del nazionale romeno, anche alla luce delle recenti considerazioni rese in conferenza pre partita da mister Iachini, diventa certamente un “giallo” che, dato il momento complicatissimo della squadra biancorossa in campionato, sarebbe stato meglio evitare e scongiurare.

Iachini sconfessa se stesso

«Non è stata una bocciatura». Con queste parole il tecnico del Bari, alla vigilia del match contro la Cremonese, aveva spiegato il cambio Puscas-Colangiuli tra primo e secondo tempo della partita pareggiata al Braglia contro il Modena, nel turno precedente di campionato. «Guardo il campo di partita in partita. Dopo gli impegni con la nazionale il ragazzo non è tornato bene. Nel primo tempo non l’ho visto con il passo giusto per poterci dare una mano e così ho proceduto alla sostituzione». Alle parole, ormai consegnate alla storia, complice la “piena” disponibilità del generosissimo Diaw, non sono però seguiti i fatti: Puscas, nella gara con la squadra allenata da Stroppa, non soltanto è finito fuori dalla lista dei titolari, ma non è stato nemmeno preso in considerazione quando nel secondo tempo Iachini ha deciso di far rifiatare Diaw, sostituendolo con il Primavera Davide Colangiuli. Nell’ultima partita l’allenatore di Ascoli Piceno ha utilizzato in tutto cinque attaccanti: Sibilli, Morachioli e Diaw, schierati dal primo minuto, e poi Aramu, che nell’intervallo ha dato il cambio all’ex Renate, e, appunto, Colangiuli. Puscas, insieme ad Achik, ha fatto solo da spettatore illustre.

Gennaio fallimentare

È inevitabile che la scelta di Iachini si traduca anche come un’incredibile bocciatura nei confronti dell’operato del ds Ciro Polito in riferimento alla sessione invernale di calciomercato. Quella di Puscas è stata l’operazione più onerosa, dal punto di vista dell’ingaggio, di tutta la stagione sportiva: 540mila euro di stipendio, per 5 mesi di contratto, pari ad un emolumento di 108mila euro per ogni mensilità. Soldi necessari per poter acquisire una punta di “esperienza” a gennaio, ma che ad oggi rappresentano l’ennesimo investimento infruttifero, ai danni delle casse del Bari, foriero del magrissimo risultato di due gol segnati in 11 presenze (8 da titolare). Reti maturate nel 3-1 che ha mandato in archivio la vittoria contro il Lecco del 10 febbraio e nella sconfitta subita a Venezia il 10 marzo (3-1).

Puscas va recuperato

Sarebbe paradossale non puntare sull’attaccante più pagato e corteggiato (sin dalla scorsa estate, come per stessa ammissione di Polito) nelle ultime sei partite che decreteranno il futuro del Bari, nel bene e nel male. Quali che siano i motivi delle due esclusioni consecutive, l’allenatore e il direttore sportivo hanno il dovere, vista la classifica da allarme rosso, di superare ogni possibile frizione e creare le condizioni affinché Puscas possa offrire il suo contributo. Al di là dell’ennesima leggerezza di ingaggiare a gennaio un attaccante certamente non pronto sul piano fisico, e forse anche motivazionale, il Bari non può permettersi oggi il lusso di rinunciare ad uno dei suoi calciatori offensivi con maggiore esperienza e qualità nella complicatissima lotta salvezza. I capricci di Nasti, i nervi tesi di Sibilli e di altri compagni di squadra, i continui gesti dei protagonisti in campo durante i 90 minuti testimoniano la grande elettricità che pervade, ormai da settimane, lo spogliatoio biancorosso. Aggiungere un’altra patata bollente, a sei gare dal termine del campionato, sarebbe solo l’ennesimo atto dalla forma di un “suicidio assistito”.

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