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Bari, Polito e la “negatività”, l’ultimo affondo del ds infiamma la piazza biancorossa

C’è di peggio oltre al pareggio casalingo del Bari contro la Ternana, al termine della gara 1 dei playout di serie B. Non bastassero la prestazione e il risultato, dal valore di una sconfitta, che condannano i biancorossi a vincere la gara di ritorno per evitare la retrocessione, ad agitare ulteriormente la “piazza” ci ha…

C’è di peggio oltre al pareggio casalingo del Bari contro la Ternana, al termine della gara 1 dei playout di serie B. Non bastassero la prestazione e il risultato, dal valore di una sconfitta, che condannano i biancorossi a vincere la gara di ritorno per evitare la retrocessione, ad agitare ulteriormente la “piazza” ci ha pensato Ciro Polito.

Un’altra scivolata
«Tutti dobbiamo fare un mea culpa. E quando dico tutti, intendo tutti. Io, in primis, e poi tutti a seguire, anche una stampa che secondo me ha indirizzato la stagione in modo negativo; c’è stata tanta negatività». È la pittoresca chiave di lettura che il direttore sportivo del Bari ha sfoderato nel post gara di giovedì, per tentare di giustificare la pessima stagione dei biancorossi, partita a luglio con l’obiettivo minimo dei playoff e culminata oggi in un drammatico spareggio salvezza. Parole inopportune, ma anche espressione di debolezza e di un alibi non suffragato dai fatti, che al contrario, oltre smentire la teoria, inchiodano Polito ad enormi responsabilità.

Le «negatività» del mercato estivo
Si va dallo smantellamento di un organico che alla prova dei fatti si era dimostrato vincente, pur presentandosi ai nastri di partenza con il target minimo di «mantenere la categoria», all’allestimento tardivo e scriteriato della nuova rosa. Basti pensare al portiere Brenno, corteggiato in «videochiamate notturne», arrivato dal Brasile (attraverso un prestito oneroso di 500mila euro) cinque giorni prima dell’esordio da incubo in campionato contro il Palermo. La sua papera al primo pallone toccato nel match con i siciliani era allora, purtroppo, solo il primo indizio di prestazioni rivelatesi mai convincenti per tutto il prosieguo del torneo, prima di cedere il posto al “terzo”, poi diventato “secondo” Pissardo. Per non parlare dell’errore di valutazione nell’operazione Edjouma (“il nuovo Folorunsho”), calciatore ormai da tempo fuori dal progetto tecnico a causa di performance inadeguate alla B italiana. Sulla copertina dei fallimenti estivi finiscono il grande assente Diaw (12 presenze in 38 partite, per guai fisici), Acampora, quasi impresentabile nel girone di andata, e oggi finalmente capace di mostrare segnali di ripresa, seppur tardivi, ma soprattutto Aramu: il “colpo” del 1 settembre per sostituire l’infortunato Menez, ma che per effetto di un pessimo rendimento era stato messo fuori lista a gennaio, prima di essere ripescato a seguito della rescissione del francese. Una mossa necessaria due volte, ma sempre senza alcun beneficio sul campo per il Bari. Il caso è utile ad introdurre le strategie di gennaio. L’attaccante piemontese era stato escluso dalla lista dei 18 over per fare spazio a Guiebre, quest’ultimo quasi mai considerato in caso di assenza di Ricci, del quale avrebbe dovuto rappresentare una valida alternativa.

La «negatività» di gennaio
Proprio l’ex laterale mancino del Monopoli conduce l’analisi verso la finestra invernale di calciomercato, che oltre a non correggere affatto i disastri estivi, ha addirittura finito per indebolire una squadra già piena di limiti, fisici, tecnici e caratteriali. È Puscas che si prende lo scettro della mediocrità. Autore di 4 gol (gli stessi di Valerio Di Cesare, difensore), per lo più inutili ai fini del risultato, e di prestazioni a tratti irritanti, soprattutto per l’atteggiamento mostrato in campo. La palla persa dalla quale è scattata l’azione sfociata nel pareggio della Ternana, nell’andata del playout, è solo l’ultimo atto di un’esperienza bis con il Bari da non consegnare ai posteri. L’affare di mercato più oneroso dell’era De Laurentiis (540mila euro di ingaggio per 5 mesi) dopo quello di Scheidler è solo il culmine di una sessione inutile, ma al contempo molto pesante per le casse societarie. La panchina di Puscas, Lulic e Kallon, oltre a Guiebre, dunque di tutti i puntelli di gennaio, nella partita più importante della stagione è il manifesto del livello di approssimazione e inadeguatezza che ha caratterizzato per intero la nefasta stagione del club biancorosso.

La «negatività» della piazza?
Se fa specie il j’accuse alla stampa di Polito, nel mirino solo per aver espresso analisi critiche fattuali inevitabili, in rapporto a scelte tecniche fallimentari, al rendimento della squadra e al caos tecnico (3 avvicendamenti in panchina) e tattico (6 moduli utilizzati in totale), ha dell’incredibile il riferimento più generale al «tutti». È sufficiente un dato per confutare la tesi: 17.249 spettatori di media (in 19 gare) al San Nicola, che salgono a 18.326 considerando i circa 34mila presenti a Bari-Ternana (record stagionale di pubblico). E allora, considerando l’amore “Infinito” di Bari e dei tifosi biancorossi non resta che proiettarsi verso il 23 maggio con un aforisma di leopardiana memoria: “E il naufragar m’è dolce” in questa «negatività».

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