Il Bari all’assalto della Serie A. Questa sera, in un San Nicola sold-out già da diversi giorni, potrebbe bastare un pareggio alla squadra di mister Michele Mignani per festeggiare la promozione nella massima serie: una categoria che manca da ben quattordici anni, quando il direttore sportivo dei biancorossi era Giorgio Perinetti.
Perinetti, qual è il suo ricordo della stagione 2008/2009, legata all’ultima promozione in Serie A del Bari?
«Diciamo che, in quell’annata, non eravamo partiti favoriti. C’erano altre squadre importanti e attrezzate per la vittoria finale, come il Parma di Guidolin. Avevamo rivoluzionato la squadra, non si poteva pensare di assemblarla in così poco tempo e farla diventare forte. In quell’occasione mister Antonio Conte fece un grande lavoro. Quando a gennaio ci rendemmo conto che la squadra reggeva il passo delle big, facemmo degli innesti importanti per garantirci la possibilità di promozione diretta in Serie A. La scelta fu azzeccata: disputammo un girone di ritorno importante e vincemmo il torneo con quattro giornate di anticipo. Fu decisamente una grande annata».
Quale fu il segreto di quel gruppo?
«La rosa era composta da giocatori motivati al raggiungimento dell’obiettivo. Conte era il faro di un gruppo importante: un tecnico giovane, ambiziosissimo, che riuscì ad entrare nella testa dei giocatori e a farli lavorare in funzione delle sue idee. Lanciò il 4-2-4, che allora era ritenuto un sistema di gioco innovativo: ecco la chiave del successo».
Ha menzionato Antonio Conte: in che rapporti è rimasto col tecnico?
«I rapporti sono buoni, anche se non ci sentiamo molto spesso. Oltre alla stima, che credo sia reciproca, le famiglie sono rimaste legate, anche se per i rispettivi impegni non riusciamo più a condividere dei momenti conviviali insieme».
Nella gara d’andata, Antenucci ha risposto sul gong a Lapadula. Qual è il suo pronostico per la sfida di ritorno?
«Sinceramente odio i pronostici, il calcio è il gioco più imprevedibile del mondo: lo dimostrano, sicuramente, i playoff di Serie C. Nessuno si sarebbe aspettato una finale tra Foggia e Lecco. Il Bari, con il pareggio raggiunto al novantaseiesimo nonostante un po’ di sfortuna nelle conclusioni, ha sicuramente legittimato la possibilità di poter essere favorito nel match di ritorno. Il Cagliari è una squadra navigata, guidata da un tecnico come Ranieri, di grandissima esperienza. Nonostante i sessantamila spettatori attesi allo stadio, il Bari dovrà fare comunque una partita accorta e di un certo spessore. Con i due risultati a favore, credo che i biancorossi abbiano ipotecato la possibilità di poter tornare in Serie A».
Quali sono i giocatori del Bari che l’hanno maggiormente impressionata?
«Ce ne sono diversi bravi però, sinceramente, farei torto nominandone qualcuno di loro: questo è un gruppo che si è distinto soprattutto per il collettivo. Il Bari ha sempre dimostrato di essere squadra: i biancorossi sono arrivati terzi malgrado la continuità nel rendimento. Il senso di appartenenza e l’identità di gioco credo siano stati i veri vantaggi della formazione guidata da mister Mignani».
I tifosi erano scettici sulla scelta di Ciro Polito come direttore sportivo, ma i risultati hanno detto altro.
«Ha fatto un ottimo lavoro, assemblando un buon organico. Come Mignani e Vergassola, che sono stati miei giocatori a Siena, anche lui ha fatto la sua parte. È un decisionista e ciò l’ha aiutato nella scelta di calciatori funzionali alle idee del tecnico».
Un eventuale approdo in Serie A riaprirebbe il discorso multiproprietà, con la famiglia De Laurentis che sarebbe costretta a cedere un club tra Bari e Napoli entro sei mesi, come accaduto con Lotito e la Salernitana.
«L’assoluta serenità della proprietà del Bari in questo senso mi fa pensare che l’attuale patron abbia già provveduto a risolvere il problema. Credo che De Laurentiis abbia già una soluzione in tasca e sarà svelata soltanto in caso di promozione in Serie A, come speriamo possa accadere. Credo sia un problema affrontato e risolto, altrimenti ci sarebbero stati degli spifferi, anche da parte della stampa. Sembrerebbe manchi soltanto l’ufficialità, prima della presentazione del nuovo progetto».
Ci sono delle analogie o delle differenze tra il Bari di Perinetti e quello di Polito?
«Nessuna delle due squadre era favorita all’inizio della stagione, poi il percorso svolto durante il campionato ha dimostrato l’effettivo valore delle formazioni: entrambe non avevano i pronostici a proprio vantaggio ma, sul campo, hanno meritato la promozione. Il calcio, poi, ci abitua anche a pensare in positivo, ma c’è sempre una sfida da giocare, anche se il Bari con il pareggio ottenuto in quel di Cagliari è assolutamente la squadra favorita».
Dopo Liverani col Lecce, Mignani potrebbe essere il secondo allenatore, alla guida di una squadra pugliese, a ottenere il doppio salto dalla Serie C alla Serie A.
«Anche Liverani è stato un mio calciatore, ai tempi del Palermo: sono contento di portare fortuna a questi giocatori che crescono (sorride, ndr). Anche Ranieri col Cagliari, a suo tempo, riuscì nel doppio salto prima di allenare il Napoli, dove ero io il direttore sportivo. Sono tutte persone con le quali ho lavorato e mi fa piacere che Mignani e Ranieri possano giocarsi questa promozione nella massima serie».
Da giocatore ad allenatore: Mignani, un tecnico emergente, che dopo la gavetta tra Serie D e Serie C, potrebbe raggiungere un traguardo importante per la carriera.
«Lo ricordo come professionista esemplare, un ragazzo serio. Era un buon difensore, con i tempi giusti, ma anche con un bel carattere. Da allenatore, l’ho avuto nella Primavera del Siena: gli rimproveravo un eccesso di difensivismo ma mi ha smentito perché credo che il suo Bari sia bravo ad adattarsi bene alle situazioni. I numeri sono dalla sua parte e ciò lo attestano anche i diversi rigori e le espulsioni che hanno danneggiato le squadre avversarie. Nulla al caso perché la squadra ha un gioco votato all’attacco».