Felice della sua esperienza a Bari e del percorso con i biancorossi, con il chiodo fisso della Serie A, ma restando con i piedi per terra. A L’Edicola del Sud si ‘confessa’ Francesco Vicari, centrale difensivo e pilastro della squadra di Mignani.
21 punti dopo 13 giornate: è quello che vi aspettavate?
«Onestamente no, perché sapevamo che il nostro gruppo fosse stato costruito per altri scopi. Siamo partiti veramente bene. A parte qualche risultato meno brillante del solito, le prestazioni ci sono sempre state. Siamo contenti del nostro percorso. Ora la cosa più difficile è tenere duro e fare più punti possibili».
Cosa è successo al Bari nell’ultimo mese e mezzo?
«Il cambiamento è prettamente sui risultati. Non abbiamo mai sofferto. Anzi, alcune volte meritavamo di vincere. Il calcio è fatto di momenti: a volte gira tutto bene, altre no. Nonostante il momento negativo abbiamo portato a casa punti pesanti. Penso che quando non si possa vincere bisogna cercare di non perdere».
Come spiega il rendimento casalingo?
«Sinceramente non trovo una spiegazione. Il pubblico ci aiuta parecchio. Quando vedi 40mila persone hai un entusiasmo e una grinta diversa. Forse è proprio la voglia di dare di più per fare punti in casa e rendere felici i tifosi che non ci favorisce. Ma credo sia solo una casualità».
1,75 gol subiti dal Bari senza Vicari in campo, 1 con Vicari: solo una coincidenza?
«Sì. Penso che nel mondo siano uno o due i giocatori in grado di spostare gli equilibri. Per il resto prevalgono i concetti di squadra. Nel Bari chiunque gioca dà il suo contributo. Questa è la cosa importante».
3 anni al Novara, 6 alle Spal: quindi nel futuro 9 con il Bari?
«Me lo auguro (ride, ndr). Ho sempre amato restare tanto tempo nelle squadre in cui ho militato, creando un bel rapporto e sintonia con l’ambiente che con le società. Mi auguro di restare qui il più a lungo possibile».
Il Bari nella sua storia ha consacrato molti giocatori e difensori, questo ha inciso nella tua scelta?
«Ovviamente sì, perché era cosciente dell’importanza e della storia di Bari, come club e come piazza; è racchiuso tutto lì. La scelta non è stata difficile. Ho vissuto la chiamata con molto entusiasmo».
Riavvolgiamo il nastro alla scorsa estate: cosa ha rappresentato la svolta nella lunga trattativa?
«Ci ho messo pochissimo a decidere. Si è perso tempo solo per accordi che riguardavano Spal e Bari. Il ds Lupo è stato molto a modo, lo ringrazio perché mi ha aiutato senza fare problemi. Appena Polito mi ha chiamato sono stato convinto al 100%».
Come l’ha convinta?
«Il Direttore è una persona vera, che antepone il valore umano a quello del giocatore. Da questo punto di vista la pensiamo allo stesso modo. Mi ha convinto subito, trasmettendomi sicurezza e voglia.»
Qual è la sua gara perfetta tra quelle giocate quest’anno con il Bari?
«Nessuna gara è mai perfetta. C’è sempre qualche sbavatura. Quando vinciamo sono contento a prescindere dal mio rendimento. Guardo molto ai risultati di squadra».
Quanto la fa ancora arrabbiare il gol di Borrelli a Frosinone al 92’?
«Tanto. Sono cose che capitano nel calcio e che ti lasciano qualcosa dentro. Abbiamo subito gol perché lui è stato più bravo, mentre noi un po’ meno. Andiamo avanti, cercando di lavorare per non commettere gli stessi errori».
Quanto conta per lei presenza di compagni come Di Cesare?
«Per me sono importanti tutti nello spogliatoio. Il nostro è un gruppo unito. Esistono poi giocatori più carismatici che sono di aiuto per tutti: Valerio è uno di questi».
Qual è la sua massima aspirazione nel calcio e nella vita?
«Come per ogni calciatore, la Nazionale. È normale che con il passare del tempo questo sogno vada spegnendosi. Cerco comunque di tenerlo vivo».
Ci pensa mai al mancato passaggio dall’Under 21 alla Nazionale maggiore?
«Sì, ma mi ritengo fortunato e sono contento per quello che ho raggiunto. Non nutro grossi rammarichi».
Il suo contratto prevede un rinnovo automatico in caso di promozione: le è di stimolo?
«Il pensiero della Serie A mi tartassa tutti i giorni, ce l’ho sempre dentro di me. So quanto sia difficile. Gli obiettivi sono altri. Concentriamoci sulla salvezza, poi vedremo quello che succederà.»
Che rapporto ha con Mignani?
«Molto buono, il mister è riflessivo. Dialoga molto. Cerca di farci capire dove sbagliamo nei modi giusti e di risolvere nel più breve tempo possibile. Ci troviamo bene».
Che legame si è instaurato con Bari?
«Molto forte e pieno di passione. Io e la mia famiglia stiamo bene, come i bambini del resto. Abbiamo trovato una città bella, accogliente e a misura di bambino. C’è solo una questione che non va (ride, ndr): si mangia troppo bene e per noi che siamo a dieta questo è un problema».
Un aggettivo per Bari?
«Gliene dico due: calorosa e passionale».