Una poltrona per tre, ma che non sarà facile liberare. Dopo la partita clou della stagione, vinta sul campo il 23 maggio nello spareggio salvezza contro la Ternana, se ne apre un’altra, forse ancora più delicata per il futuro del Bari: Ciro Polito continuerà ad essere il direttore sportivo del club biancorosso? E, in caso di divorzio, a chi spetterà l’onere della ripartenza? Sono i due interrogativi ai quali bisognerà dare una risposta il prima possibile, anche per scongiurare il rischio di un pericolosissimo stallo, che finirebbe per allungare i tempi della nuova programmazione, come già accaduto un anno fa, con effetti molto deleteri.
L’orgoglio di Polito
Il ds campano rivendica il merito di essere riuscito, nonostante la stagione maledetta, a portare in salvo il Bari, grazie alla scelta drastica di esonerare Iachini (il cui approdo è stato mal digerito dallo stesso Polito), affidando la gestione tecnica a Federico Giampaolo, al suo secondo Di Leo, e al collaboratore tecnico Vito Di Bari, quest’ultimo stratega dello staff. Non solo. Il manager dell’area tecnica è sugli scudi, ritenendo di aver contribuito, attraverso il proprio operato complessivo, ad incrementare il valore del brand e di alcuni tesserati. Caprile e Cheddira, ceduti al Napoli l’estate scorsa, sono gli esempi più fulgidi. C’è poi una terza questione, dal peso specifico: il contratto. Polito è legato alla società pugliese da un vincolo contrattuale molto oneroso, i cui termini scadono nel 2025. Difficilmente dunque l’ex Juve Stabia abbandonerà il suo incarico, rinunciando di fatto ad un altro anno di contratto. Questioni tutte sul tavolo della proprietà, che dovrebbero essere valutate e discusse tra la fine della settimana e l’inizio della prossima. Luigi De Laurentiis è fuori Bari, assorbito da impegni familiari, ma seguirà con attenzione la situazione. Allo stato attuale, l’eventuale addio di Polito è tutt’altro che scontato. Senza un accordo tra le parti non resterebbe che la strada dell’esonero.
Le grandi manovre
La posizione del direttore sportivo resta in ogni caso in bilico. Gli errori commessi dal dirigente napoletano, soprattutto sul piano della gestione tecnica, alla base di un’annata semplicemente fallimentare, e le loro ricadute economiche, avranno un peso notevole nelle decisioni del Club. Proprio per questo già da tempo la società pugliese sta vagliando diversi profili che potrebbero rappresentare il dopo-Polito. Al momento sembrano tre i nomi più graditi: Guido Angelozzi, Mauro Meluso e Paolo Bravo. Si tratta di identikit ben diversi tra loro: il ds catanese del Frosinone deve fare i conti con l’amara retrocessione in serie B, patita sul filo di lana. Una situazione che potrebbe rendere più difficile l’addio ai ciociari, anche in virtù di un legame molto forte con il presidente Stirpe. Nelle ultime ore si è fatta largo anche la candidatura di Paolo Bravo, ds del Sudtirol, ritenuto tra i principali fautori della crescita del club altoatesino, già sondato dal Bari. In tal caso per la panchina spunterebbe Zanetti, tecnico di fiducia dello stesso direttore sportivo del Sudtirol. Tra le opzioni si valuta anche Mauro Meluso, destinato a lasciare Napoli dopo l’arrivo dalla Juventus di Giovanni Manna. In questo caso si tratterebbe di una sorta di soluzione interna, che però rischierebbe di non essere accolta positivamente dalla piazza. Nei fatti, al netto dell’indubbio valore umano e professionale, Meluso verrebbe visto come una pedina “scartata” dal club partenopeo e girata al Bari. L’operazione non farebbe altro che insinuare dubbi e ambiguità sul tema della multiproprietà, in un contesto ambientale già pieno di tensione. Rischiare di non partire con il piede giusto dopo una stagione da incubo, che tutti non vedono l’ora di mettere alle spalle, potrebbe essere l’ennesimo autogol.