Bari, multiproprietà: secondo «no» ai De Laurentiis. Grassani: «Ci aspettavamo una decisione diversa»

Niente da fare: la «battaglia» giudiziaria della famiglia De Laurentiis contro il nodo multiproprietà in ambito federale, come prevedibile, si è trasformata in una «Caporetto». Due gradi di giudizio, altrettante sconfitte nette. Ieri anche la Corte Federale d’Appello della FIGC ha respinto il ricorso presentato lo scorso 20 maggio da Aurelio e Luigi De Laurentiis in qualità di amministratori della SSC Napoli e SSC Bari. Bocciatura che fa il paio a quella del 4 maggio avvenuta dinanzi al Tribunale Federale. Stavolta il «no» è arrivato dall’organo giurisdizionale d’appello presieduto da Mario Luigi Torsello e composto da Salvatore Lombardo, Mauro Mazzoni, Claudio Tucciarelli e Marco Lipari, quest’ultimo anche relatore. In aula a Roma, come accaduto in primo grado, presenti sia Aurelio, sia il figlio Luigi, amministratore unico del Bari, rappresentati dall’avvocato Mattia Grassani.

Le contestazioni

Nel mirino la ormai nota delibera approvata lo scorso 30 settembre all’unanimità dal consiglio federale, su proposta del presidente Gabriele Gravina, che ha sancito il divieto assoluto di possedere più società di calcio in ambito professionistico facenti capo alla stessa proprietà. Provvedimento molto controverso che ha modificato l’art. 16 bis delle NOIF, uniformando le norme regolamentari a quelle statutarie. Varata nove mesi fa anche la disciplina transitoria che ha posto il limite temporale del 30 giugno 2024 per risolvere i casi esistenti, tra cui Napoli e Bari, «a pena di decadenza dell’affiliazione del titolo sportivo acquisito per ultimo», ossia quello del club pugliese.

L’intervento dell’organo esecutivo del calcio italiano era stato giudicato dai ricorrenti già in primo grado un “abuso di potere”, e una “violazione dei principi di libera concorrenza, libertà di iniziativa economica, di affidamento, di ragionevolezza e di certezza del diritto”. Contestati anche la retroattività della nuova norma e il termine perentorio dell’avvio della stagione sportiva 2024-2025.

L’iter giudiziario

Entro dieci giorni la Corte Federale d’Appello depositerà le motivazioni con cui ha respinto il ricorso. Da quel momento i ricorrenti avranno 30 giorni per presentare un nuovo ricorso al Collegio di Garanzia del CONI, corrispondente al terzo grado della giustizia sportiva. Qui lo scenario, visto che si oltrepasserà il confine federale, ossia di chi ha cambiato in corsa le regole sulla multiproprietà, potrebbe cambiare a favore della famiglia De Laurentiis.

Il commento di Grassani

«Si tratta di una decisione, per adesso nota nel solo dispositivo, che onestamente non ci aspettavamo. Il nostro auspicio era quello di definire la questione in ambito FIGC, fiduciosi che la Corte Federale d’Appello potesse valorizzare principi quali proporzionalità, ragionevolezza, legittimo affidamento ignorati in primo grado, che avrebbero restituito giustizia alla famiglia De Laurentiis. Così non è stato, e ne prendiamo atto».

La condotta dei “DeLa”

«I De Laurentiis – riferisce Grassani – hanno partecipato all’udienza con grande rispetto della Corte, ribadendo di trovarsi nella kafkiana situazione in cui la FIGC ha “cambiato le regole in corsa”, dapprima autorizzando il simultaneo controllo di due club, purché non nella medesima categoria, quindi imponendo una dismissione coatta in un termine assolutamente insufficiente che rischia di vanificare i massicci investimenti di questi anni».

Alla famiglia De Laurentiis per ora non resta che leccarsi le ferite, in attesa di un nuovo «assalto» per far valere le proprie ragioni: «Attendiamo le motivazioni della decisione, forti degli argomenti spesi anche ieri in sede di udienza – spiega Grassani – che saranno riproposti al Collegio di Garanzia dello Sport del CONI e, ove dovessimo restare inascoltati, avanti al Tar e al Consiglio di Stato». Il legale di Bari e Napoli non si arrende, citando un’opera di Bertold Brecht (nella quale si narra la storia di un mugnaio che lotta tenacemente contro l’imperatore Federico II di Prussia per vedere riparato un abuso): «Certamente siamo motivati a proseguire il percorso intrapreso convinti che, prima o poi, “troveremo un giudice a Berlino” e che il percorso sportivo del Bari non sarà pregiudicato».

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