Pino Giusto, ex centrocampista del Bari a cavallo degli anni ‘80, venerdì sera era allo stadio San Nicola a soffrire insieme ad altri 51mila cuori biancorossi per la semifinale di ritorno contro il Südtirol. Gli abbiamo chiesto che partita ha visto e quali sensazioni nutra in vista della doppia finale dei play-off con il Cagliari.
Iniziamo dall’impresa col Südtirol. Che serata è stata?
«Quella di venerdì è stata una partita bellissima, in un’atmosfera a dir poco spettacolare. Mi è piaciuta tantissimo l’intensità che hanno messo in campo i calciatori del Bari. Si è vista la determinazione, la voglia di portare a casa il risultato, quelle componenti che credo servissero e che erano mancate all’andata. Non ce la siamo visti bene al momento dell’espulsione. Come tutti i tifosi ero preoccupato, ma i ragazzi hanno risposto con grinta e caparbietà e gettando il cuore oltre l’ostacolo sono andati in finale».
Si può dire che, visti i cambi indovinati, sia stata anche la rivincita di Mignani dopo le tante critiche ricevute per la sconfitta di Bolzano?
«Indubbiamente le decisioni che ha preso il mister hanno girato a suo favore. Gli allenatori, purtroppo, sono molto legati ai risultati, nessuno di loro ha la bacchetta magica. Mignani mi piace molto perché ha equilibrio. Anche nella partita di Bolzano, il Bari ha perso, ma se fosse finita in parità non ci sarebbero state tutte le critiche che sono seguite a quella sconfitta. Nella partita di ritorno l’allenatore mi è piaciuto molto, perché ha scelto di passare alla difesa a tre in inferiorità numerica. Sistemandosi col 3-4-2 è riuscito a mantenere l’intensità a centrocampo. Gli va riconosciuto un grande merito nonostante per lui sia solo il primo anno in Serie B».
Andiamo sui singoli, chi le è piaciuto nella vittoria con gli altoatesini?
«Sarebbe facile dire Benedetti. Appena entrato alla prima palla che ha avuto ha fatto gol. In quell’occasione forse è stato anche un po’ fortunato, ma per me è una delle rivelazioni di questa squadra e finora ha dato tanto. Se devo dire chi è stato il mio migliore in campo, però, direi Dorval: parliamo di un giocatore che fino all’anno scorso era in Serie D e pur non essendo dotato di un grande fisico ha giocato una partita di una caparbietà e una determinazione incredibili. Poi c’è Di Cesare, il capitano, però, non va elogiato solo per la partita che ha fatto col Südtirol senza far toccare palla a Odogwu, ma per come ha giocato in tutta la stagione. Non ha mai mollato, si è saputo gestire e ha fatto valere tutta la sua esperienza».
Ora c’è il Cagliari di Claudio Ranieri, ultimo ostacolo verso la promozione in Serie A…
«Sono abituato a guardare in casa. Dico che ci fosse stato il Parma al posto del Cagliari sarebbe cambiato poco. Non c’è da fare scelta in base agli avversari, è necessario che la squadra si concentri sui suoi punti di forza. Ho tanto rispetto per Claudio Ranieri per tutto ciò che ha fatto nel mondo del calcio, ma sono i calciatori a scendere in campo. Se il Bari riuscirà a impiegare la stessa determinazione dell’ultima partita mi sentirei discretamente tranquillo. Certo, molto dipenderà dal risultato di giovedì. Lapadula è il pericolo numero uno ma credo nella forza del gruppo biancorosso».
Nel doppio scontro con i sardi, in caso di parità dopo le due partite, verrebbe promossa la squadra meglio classificata nella stagione regolare, quindi il Bari. Sulla carta un vantaggio, ma non c’è il rischio che si trasformi in un limite com’è accaduto col Südtirol?
«Sono partite diverse in quanto a calibro tecnico. Il Bari non deve farsi condizionare dall’avversario. Per quanto riguarda giovedì sono fiducioso, voglio ricordare che il Bari in trasferta è la squadra che ha avuto il miglior rendimento della Serie B. Deve andare lì per giocarsi la partita».
Se dovesse fare una percentuale, chi ha le maggiori possibilità di essere promosso in Serie A?
«Le finali sono sempre un terno al lotto, anche se questa si gioca su 180’ e quindi certi aspetti vanno gestiti, ad ogni modo, se tutti giocano con lo spirito dell’ultima partita per il Bari le possibilità sono ampie».