Trovare le motivazioni per ripartire col piede giusto dopo un contraccolpo tremendo o considerare chiuso un ciclo e salutarsi, con la consapevolezza di non poter andare oltre un traguardo comunque straordinario. Potrebbe essere questo, con tutta probabilità, il principio dirimente nella scelta del Bari e del suo allenatore Michele Mignani di proseguire il loro matrimonio o al contrario di separarsi dopo due stagioni quasi perfette sul piano dei risultati. Quello della panchina sarà il primo nodo che dovrà essere sciolto da Ciro Polito non appena farà rientro nel capoluogo pugliese. Il direttore sportivo biancorosso è fuori Bari per una breve vacanza, necessaria per staccare mente e corpo e ricaricare le energie fisiche e mentali dopo il dramma sportivo della finale playoff persa contro il Cagliari al San Nicola lo scorso 11 giugno. Una ferita ancora aperta, difficile da rimarginare, e che continua ad avere strascichi nell’opinione pubblica e nella tifoseria. La piazza, a circa una settimana di distanza dall’incubo, è ancora sotto choc per aver perso un traguardo, che sembrava ormai raggiunto, a soli 2 minuti dalla fine della partita contro i sardi, in un San Nicola con 60mila cuori biancorossi. La batosta è stata dura e proprio per questo nel quartier generale del Bari c’è piena coscienza che bisognerà operare non attraverso scelte di pancia, ma con estrema lucidità. Con l’obiettivo di costruire un progetto tecnico che ponga le sue basi non solo nella qualità della rosa (in gran parte da rifare), ma anche negli stimoli giusti, di giocatori e soprattutto dell’allenatore, per cercare di puntare il più in alto possibile.
A metà della prossima settimana, non più tardi di venerdì, è in programma il confronto tra Polito e Mignani. In quella sede, in un clima di grande fiducia e soprattutto di reciproca stima, guardandosi negli occhi si definirà il destino della panchina della squadra pugliese. Il tecnico ligure si presenterà all’appuntamento forte di una dote più che invidiabile. Un campionato di Serie C vinto al primo colpo e una promozione in Serie A sfuggita solo per questioni di centimetri, da esordiente, per di più con una squadra di certo non costruita per il salto di categoria. In 84 panchine con il Bari il 51enne genovese ha ottenuto 42 vittorie, 25 pareggi e 17 sconfitte, viaggiando su una media di 1.80 punti a partita. Un bottino purtroppo macchiato da un epilogo inaspettato della stagione appena andata in archivio. Non è un mistero che una parte della piazza barese abbia ascritto la beffa dell’11 giugno proprio a Mignani, accusato, in modo assolutamente ingeneroso, di essere stato il principale responsabile del mancato traguardo. Nel mirino dei supporter le scelte compiute nella finale playoff e l’atteggiamento della squadra giudicato poco coraggioso e privo di personalità nella gara più importante degli ultimi 14 anni. Già durante la stagione l’ex Modena era stato beccato da una parte dell’opinione pubblica, soprattutto per il rendimento casalingo, fatto di sole 7 vittorie in 19 partite della fase regolare. Una nota stonata, messa ancor più in evidenza dalle performance eccezionali fuori casa del Bari, forte delle sue 10 vittorie esterne.
Tra i punti criticati anche la gestione di alcuni calciatori, come Scheidler, Morachioli e Dorval su tutti, utilizzati a corrente alternata, passati da periodi di titolarità alla panchina.
Questioni oggetto di valutazioni ma che prescindono dall’indiscussa capacità di una gestione fondata sull’equilibrio e dal valore umano e professionale riconosciuto all’attuale allenatore del Bari.
In attesa che maturi la decisione non mancano già rumor di mercato. Tra i possibili sostituti di Mignani figurano Caserta e D’Angelo, vecchie conoscenze di Ciro Polito. Profili che però sembrano abbastanza defilati laddove si dovesse procedere al cambio. Tra i nomi che potrebbero avere gradimento spiccano quelli di Baroni del Lecce, che però sembra andare verso la conferma in giallorosso, e di Pippo Inzaghi. L’ex campione del mondo del 2006 potrebbe rompere con la Reggina, ma il principale ostacolo sarebbe rappresentato dal suo ingaggio. Tra le opzioni anche il 38enne Alberto Aquilani, fresco di divorzio con la Primavera della Fiorentina, con la quale ha vinto tre Coppe Italia e due Supercoppe. Nel frattempo l’allenatore del Bari è finito nella rosa di nomi sondati dal Frosinone, alle prese con l’addio di Grosso. Toccherà aspettare ancora e affidarsi allo stato d’animo di Mignani. Se manifestasse la volontà di ripartire è facile immaginare che troverebbe in Polito il suo primo alleato.