Bari, il pari contro la Reggina conferma la solidità del muro difensivo

Dallo smoking del San Nicola a guanti e ascia per fare tanta, tantissima legna nella notte del Granillo: il Bari ha preferito il cambio d’abito per affrontare la Reggina di Pippo Inzaghi, puntando su un outfit più idoneo a sporcarsi le mani. L’esuberanza messa in mostra in fase offensiva vista con Cittadella e Modena si è trasformata in “resilienza” nei 90 minuti in riva allo Stretto. Reggina e Bari hanno letteralmente tradito le premesse di una gara pirotecnica, dettate dal confronto tra i due migliori attacchi della Serie B. Per motivi diversi, pugliesi e calabresi hanno finito per annullarsi. L’intensità e la qualità in attacco dei calabresi, bravi a non dare mai punti di riferimento all’avversario, alla fine si sono scontrate sulla capacità dei biancorossi di reggere l’urto della voglia matta di sfondare dei padroni di casa, grazie ad una fase difensiva ordinata e solida; ancora una volta nel segno di Valerio Di Cesare ed Elia Caprile.

Come già accaduto a Cagliari, il Bari ha sacrificato la fase di costruzione del gioco, mettendo tutte le energie disponibili per neutralizzare le scorribande di clienti “terribili” come Menez, Rivas, Canotto ed Hernani. Nonostante la riproposizione dell’albero di Natale, con la conferma dello stesso undici visto una settimana prima contro il Modena, i pugliesi non sono riusciti a trovare gli spazi giusti per rendersi davvero pericolosi, al netto della rete annullata a Dorval e di un paio di conclusioni dalla distanza. «Se un attaccante non riesce a rendersi utile calciando in porta, deve rendersi utile cercando di rincorrere gli avversarsi. Un concetto fondamentale, che vorrei fosse fortissimo nella testa dei ragazzi», ha spiegato nel post gara il tecnico Mignani, promuovendo il suo Bari in versione ‘operaia’. «Quando non puoi vincere non devi perdere, anche facendo una partita meno bella, più sporca, ma sotto certi aspetti più efficace», la lettura dell’allenatore biancorosso, che si è detto molto soddisfatto del punto strappato ai calabresi.
Tuta da operaio, rimasta però immacolata: quello di Reggio è il sesto clean sheet della stagione, dopo quelli con Cittadella, Pisa, Ternana, Cagliari e Cosenza. Tre coincisi con una vittoria, altrettanti ottenuti dopo gare terminate in parità.

La difesa del Bari, con 17 gol subiti, si conferma la quarta migliore del campionato, insieme a Parma e Benevento. Solo Frosinone (10), Genoa (13), Reggina (16) hanno fatto meglio. Due le reti subite nelle ultime cinque partite: una su calcio di rigore, a Como, la seconda a causa di una sfortunata deviazione contro il Modena. Dati che esaltano l’intera fase di non possesso della squadra di Mignani, e in particolare la coppia di centrali formata dal capitano Di Cesare, autore di un’altra prestazione monstre, e Francesco Vicari. «Non mi piace parlare di singoli. C’è stato un grande lavoro di squadra, tutti si sono sacrificati. La fase difensiva si fa tutti insieme», ha rimarcato il centrale acquistato la scorsa estate dalla Spal.

Da Reggio il Bari ha inviato un altro segnale al campionato, tenendo molto bene botta ad una squadra finora battuta in casa solo due volte, da Frosinone e Perugia, e capace di vincere cinque partite, pareggiarne due. Rendimento che fa degli amaranto la seconda forza del torneo anche per punti guadagnati tra le mura amiche. Altro dato significativo: per la prima volta i pugliesi sono usciti imbattuti senza Maiello. Le uniche due sconfitte in campionato sono maturate quando il Bari era orfano del suo play, nelle gare con Ascoli e Frosinone.

Dopo 18 turni i biancorossi si presentano all’ultima tappa del girone di andata confermando il titolo di «squadra capace di dare fastidio a tutti», fino in fondo. «Contro il Genoa ci sarà da battagliare tutti uniti per ottenere un altro risultato importante. Mancano 15-20 punti alla salvezza. Il primo obiettivo è quello. Una volta raggiunto ci sarà tempo per pensare ad altro», il messaggio lanciato da Vicari.

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