Bari, esplode la rabbia dei tifosi: nel mirino la diversa applicazione del Var

Nel mondo del calcio spesso le questioni arbitrali diventano un alibi per giustificare risultati negativi e cattive prestazioni in campo: ma quello che accaduto tra Frosinone e Bari non può lasciare indifferenti e non far gridare allo scandalo. Sul banco degli imputati finisce il direttore di gara Daniele Perenzoni, insieme al Var Antonio Di Martino. Il club biancorosso e i suoi tifosi si sentono letteralmente defraudati dalle decisioni prese durante il match del Benito Stirpe. La rete quasi allo scadere di Borrelli, che ha inflitto la seconda sconfitta consecutiva in campionato, è solo l’epilogo più amaro di una giornata semplicemente “folle”.

A suscitare indignazione e sconcerto è soprattutto quanto accaduto al 20esimo, quando Bellomo nel tentativo di intercettare il pallone è intervenuto con la gamba alta in “estirada” su Lucioni, colpendolo quasi all’altezza del volto. Un’azione di contrasto scomposta, ma non intenzionale, prima sanzionata con il cartellino giallo, e successivamente con il rosso, dopo il richiamo decisivo del Var, lasciando il Bari in 10 per 80 minuti. Le immagini fornite dalla regia televisiva non aiutano a fare chiarezza, semmai sembrano scagionare l’attaccante barese dalla volontarietà del gesto, che a tutti gli effetti rientrerebbe tra i casi di «gioco pericoloso», quindi punibile con l’ammonizione. Cosa abbia indotto Perenzoni a cambiare valutazione dopo aver visionato i fotogrammi del Var resta ancora un mistero. A provocare il cambio di colore della sanzione non può che essere stata una diversa valutazione dell’intervento indisciplinato di Bellomo, ritenuto piuttosto un «grave fallo di gioco», «che mette in pericolo l’incolumità di qualcuno», fattispecie punita con l’espulsione diretta.

La rabbia del Bari è stata poi alimentata dall’episodio avvenuto al 61esimo nell’area biancorossa, quando Moro ha alzato la gamba destra colpendo al volto Zuzek, anche in questo caso nel tentativo di prendere possesso della palla. Dinamica molto simile a quella che aveva portato all’espulsone di Bellomo, ma stavolta punita solo con il cartellino giallo e senza nemmeno l’intervento del Var.

«Due pesi e due misure», l’affondo di gran parte dell’opinione pubblica biancorossa, di fatto incredula dalla palese e non omogenea applicazione del Var, pur trattandosi di situazioni di gioco quasi identiche, che nella stragrande maggioranza dei casi portano al cartellino giallo. Ne è un esempio la sanzione inflitta al milanista Origi per gioco pericoloso su Barberis del Monza, nella gara di sabato scorso tra i rossoneri e il club di Silvio Berlusconi. Azione fotocopia a quella del fantasista di Bari Vecchia.

Lascia poi interdetti la gestione dei cartellini e l’evidente difformità nell’operato dell’arbitro Perenzoni tra primo e secondo tempo, con un metro di valutazione opposto nonostante situazioni di gioco simili: come le trattenute di Mallamo e Monterisi, il primo ammonito, il secondo rimasto immacolato, nonostante una valanga di interventi fallosi. La gara si è chiusa con ben otto ammoniti, tre nel Bari e cinque nel Frosinone, oltre al rosso per Bellomo.

Direzione di gara in generale più che discutibile da parte di un arbitro che si è dimostrato inadeguato per una partita di cartello di Serie B, e dal cartellino facile. Lo stesso che aveva già lasciato in dieci il Bari nel match disputato lo scorso anno a Palermo.

Per ora la società del presidente De Laurentiis ha incassato in silenzio, affidandosi solo alle parole piccate del tecnico Mignani. Ma la possibilità che Ciro Polito si faccia sentire in settimana è tutt’altro che remota. Già un anno fa, proprio nello stesso periodo, il direttore sportivo fu protagonista di un durissimo attacco contro la classe arbitrale per presunti e ripetuti torti subiti dalla squadra biancorossa.

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